Giovedì scorso ero all’inaugurazione del nuovo centro sportivo della Bluvolley Verona all’ex area Glaxo della Spianà. Complesso che il club di Stefano Magrini (lo stesso Magrini che il 14 gennaio scorso, in un’intervista a questo sito, mi rivelò di sognare il Verona) avrà in usufrutto per 42 anni da GlaxoSmithKline.
Una formula che permetterà corposi investimenti perché, ha detto Magrini alla presentazione, “il centro sportivo vuole diventare la casa dello sport veronese e rappresentare il primo passo verso la costituzione di una polisportiva gialloblu di vertice. Non a caso abbiamo investito qui alla Spianà, cioè in un’area vicina a stadio, antistadio, palazzetto e al campo di via Sogare. Il modello è il Benfica. I tempi non sono ancora maturi, io stesso a volte tendo a correre troppo, ma ci arriveremo”.
Dichiarazioni che ricalcano quanto il presidente di Bluvolley e di Petas (azienda con commesse in tutto il mondo e che vanta tra i suoi clienti Calzedonia, che è anche mainsponsor di Bluvolley) disse al sottoscritto, quando svelò che nella polisportiva ci sarebbe stato anche il calcio professionistico.
Magrini poi, con un sorriso sibillino e sornione, ha rimarcato che anche la stessa “Calzedonia è contenta” dell’investimento di Bluvolley nell’ex area Glaxo.
Come vedete c’è chi fa. Poi c’è chi parla. C’è chi da cinque anni annuncia di voler fare il centro sportivo, ma ad oggi non c’è traccia di nulla. Tutto è lettera morta. Ma l’annuncite deve essere un vizio difficile da debellare da certe parti, se è vero che di recente si aggiunta la velleità dello stadio nuovo, con tanto di volo a Londra del direttore operativo del Verona al cantiere del Tottenham. Peraltro, da quanto è emerso sinora, non si tratterebbe di stadio di proprietà del Verona.
C’è chi fa e c’è chi parla. Ecco a cosa ho pensato giovedì uscendo dal nuovo centro sportivo della Bluvolley. Ricordate quel vecchio gioco de La Settimana Enigmistica? Trovate le differenze.
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