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BIGON E MANDORLINI: QUALE RAPPORTO?

Potremmo chiosarla così: il cardinal Gardini, Sua Eccellenza Richelieu, ha nominato il suo “parroco”, Riccardo Bigon. Ma poi Maurizio Setti s’incazza e torna a rivendicare l’ovvio: che Bigon è una sua scelta ed è stato ingaggiato perché è bravo e non perché amico di Gardini. Come se qualcuno pensasse stupidamente che Setti subisce le scelte, o che Bigon è scarso.

Chiariamo subito: Setti è scafato, chiede, s’informa e ha l’ultima parola su tutto, ma è altrettanto evidente che Gardini, ora come ora, esercita una forte influenza su di lui. E, intendiamoci, di per sé non c’è nulla di male: Gardini fa il direttore generale, non il pizzaiolo (mestiere peraltro affascinante). Ciò che conta sono i risultati: quindi ripetere, se non migliorare, nei prossimi tre anni (in termini di classifica, costi e plusvalenze) quanto fatto negli ultimi tre da Sogliano e Mandorlini. Solo questo sentenzierà se Gardini come deus ex machina sia stata una scelta giusta o sbagliata.

Peraltro non inganni la faccia pretesca di Bigon, o il suo passato napoletano di ds defilato rispetto a De Laurentis e Benitez, o ancora il suo tono di voce quasi remissivo. Ci riferiscono che il figlio di Albertino sia tutt’altro che uno sprovveduto, nel senso che il suo mestiere (cioè costruire una squadra) lo sa fare egregiamente. L’incognita – se vogliamo – è il rapporto che saprà costruire con l’allenatore. Sebbene infatti i mandorliniani più mandorlinisti dello stesso Mandorlini si ostinino a negarlo, nei momenti di crisi Sogliano è stato un appoggio determinante per l’allenatore.

E’ questa la pesante eredità che lascia l’ex ds,  non tanto il suo calciomercato, comunque in attivo nell’unico parametro oggettivo che esista: il rapporto costi-rendimento-qualità (relativamente agli obiettivi). Il mercato di Bigon sarà diverso nel metodo, credo più regolare (meno intuizioni, ma anche meno scommesse e cambiamenti) e forse più in linea con i dettami di Mandorlini, tuttavia adeguato a una salvezza tranquilla. Il punto, ripeto, sarà la quotidianità della dialettica tra Bigon e Mandorlini. Questo farà la differenza.

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