Luca Toni, domenica 30 agosto, nella sala stampa di Marassi: “La Roma ci aveva un po’ sottovalutato (…). Prendiamo tanti gol e non sempre se ne possono fare tanti, quindi la cosa principale è cominciare a prenderne meno. E’ una cosa su cui penso voglia lavorare il mister…”.
Riccardo Bigon, ds del Verona, due giorni dopo: “Ci sono squadre che hanno centrali molto meno bravi dei nostri, ma che sono impostate difensivamente molto bene e subiscono pochi gol. Noi siamo impostati per essere propositivi e fare tanti gol, ovvio patire qualcosa”.
Dichiarazioni contrastanti: l’attaccante dice che non sarà sempre possibile segnare tanto, il ds invece risponde che siamo impostati per segnare. Toni ha voluto redistribuire le responsabilità (tradotto “non posso pensarci sempre io”) e lanciato la palla al suo allenatore (come dire “fa in modo di risolvere il problema”), mentre Bigon ha spiegato che il problema è l’atteggiamento tattico e non sono i singoli, difendendo neanche troppo velatamente il suo operato in risposta a chi gli chiedeva conto del mancato acquisto di un difensore. Peraltro l’ex dirigente del Napoli ha pubblicizzato Helander e Bianchetti (“per me sono dei titolari”) ed è un fatto da tener presente riguardo le future scelte di Mandorlini.
Ma al di là delle dichiarazioni divergenti dei due, registro che finalmente l’annoso problema dei gol subiti viene pubblicamente affrontato con sincerità (e anche un filo di tensione) dagli stessi tesserati del Verona, senza le solite frasi di rito. Voglio dire, perlomeno se ne parla davvero. Mi direte: ma in privato ne avranno sempre parlato anche negli anni scorsi. Sì, ma sappiamo che passare dal privato al pubblico cambia la percezione della gravità del problema anche negli stessi tesserati. Proprio per questo il tempismo delle dichiarazioni di Toni (fatte alla 2^ giornata) non è casuale. Il suo non è solo un campanello di allarme, ma una presa di coscienza che il campione del mondo vuole condividere. Da due anni il Verona campa sui suoi gol, eppure Toni è il primo a sapere che alla sua età ogni anno che passa è un nuovo macigno e che dunque non può garantire automaticamente 20 gol a campionato. Lo si dice ogni anno? Sì ed è giusto, perché quello che ha fatto Toni fino oggi non è normale, ma straordinario.
Dobbiamo prenderne atto immediatamente, anziché crogiolarci con rassicuranti chiose (“la squadra è la stessa dell’anno scorso e quindi può solo essere più forte”) e partire da due assunti: la squadra è diversa anche se è la stessa (ogni annata fa storia a sé, altrimenti tutti club che hanno fatto bene l’anno precedente confermerebbero in blocco i propri giocatori, e poi i nostri titolari non sono giovanissimi); e quest’anno non possiamo cullarci sulle prodezze di Toni o Pazzini.
P.S. il “vangelo” del titolo rigorosamente tra virgolette, questo è solo calcio.
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