Il ragazzo, forse, sta diventando uomo. Questa è l’allegoria della domenica calcistica. Aver scoperto la propria fragilità può aver dato nuova consapevolezza al Verona, che sarà definitivamente grande solo quando saprà abbracciare il talento dimenticando la vanità.
Contro il Bari serviva spogliarsi da tutto e di tutto: dagli incubi delle due umiliazioni, dalla paura fottuta di veder vacillare le proprie certezze, dall’inquietudine di aver imboccato un vicolo cieco. La grande incognita della vigilia era proprio questa: la tenuta mentale. Il Verona era al primo vero snodo della stagione, davanti a sé due strade: quella di un declino forse ineluttabile e quella di una nuova grandezza. In mezzo la domanda delle domande per Pecchia e giocatori: chi e cosa siamo? In questo contesto il Bari rispolverato da Colantuono (4 punti in due partite) era l’avversario peggiore che potesse capitare.
L’Hellas, pur tra fatica, nervosismo tecnico e tratti di sofferenza, ha superato la prova e saputo resistere, ritrovarsi e ricompattarsi a due metri dal burrone. Al resto ci hanno pensato Romulo, un treno in corsa che nel secondo tempo ha letteralmente trascinato i compagni, e Pazzini che ha risolto tutto con un gol da consumato bomber. La sintesi è: non abbiamo perso grazie alla forza morale e psicologica del collettivo, che anziché disgregarsi e lasciarsi andare ha dato una superba prova di solidità (un applauso a Pecchia, festeggiato dai giocatori dopo il gol); abbiamo vinto grazie alla puntualità di due campioni fuori concorso, determinanti e sanamente egoisti nel momento del bisogno.
Lo ammetto, con nove gol sul groppone in due partite non avrei disdegnato un pareggio. Ci sono momenti in cui devi solo resistere e aspettare che passi. Ma vincere è un toccasana. La ritrovata serenità spero aiuti a recuperare anche quella fluidità di gioco smarrita da un po’. In parte è fisiologico certo, mica puoi essere frizzi e lazzi per 42 partite, un po’ dipende dal calo del nostro centrocampo, cuore e cervello di tutto, ma credo che Pecchia debba anche studiare soluzioni tecniche e tattiche nuove, fatta salva ovviamente l’identità della squadra. Per dire, il Verona da centrocampo in su dispone di giocatori che possono offrire nuovi spunti: Zaccagni e Valoti l’imprevedibilità, la verticalità, l’inserimento e la stoccata; Ganz e Gomez (che possono giocare con Pazzini) un gioco più centrale e concreto. Tutti loro vanno sfruttati di più e meglio. Anche da qui passa la crescita del nostro allenatore. Il resto va affrontato a gennaio, leggi mercato, quando Setti e Fusco dovranno rinforzare la rosa.
Lascia un commento