Il Verona ha due qualità. Sa vincere, e solitamente vince, le partite ‘senza domani’, quelle spartiacque, che possono cambiare la classifica e il senso di una stagione (era così con Entella e Cesena, era così ieri con la Salernitana). Sa vincere, e solitamente vince, in casa.
Tutto questo ci rasserena e potrebbe pure bastare per raggiungere la serie A. Eppure rimane un senso di incompiutezza in questa squadra, leader del torneo, ma senza (ancora) un vero carisma; prima da mesi, ma sempre sul filo di un’inerzia volubile. Manca ancora autorevolezza a questo Verona, manca quel bastone del comando che non è solo punti e graduatorie, ma anche il riconoscimento morale della leadership.
E’ ora dunque di cambiare marcia, serve una sterzata. Vanno innanzitutto risistemate le cose in trasferta – dove il rendimento da due mesi a questa parte è disastroso – perché in questo girone di ritorno passeranno dal Bentegodi Benevento, Spal, Spezia, Cittadella, Carpi ed è impensabile non tornare a fare punti lontano da casa. Va poi ritrovata continuità e le prossime quattro partite (Benevento, la trasferta di Avellino, la Spal e il big match a Frosinone), in tal senso, sono l’esame di maturità assoluto. Il Verona deve scendere dall’altalena e diventare finalmente grande.
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