Tra Pirandello e Beckett. Aspettando il Verona in cerca d’autore. Mi perdoneranno dall’oltretomba i due autori, che mescolo e profano con disinvoltura incurante, ma questa è la realtà a pochi giorni dall’esordio col Milan.
Che Verona è? Una squadra ancora in cerca di una sua fisionomia precisa. E non solo per il modulo variabile (4-5-1 o 3-5-2). Oltre a discutere sul come giocare (e per questo su tggialloblu.it c’è Marco Gaburro), infatti, è opportuno capire con chi farlo. Perché, calcio moderno o meno, i calciatori vengono prima dei moduli. Questa la filosofia di Sogliano, che ha portato a Verona interpreti duttili, un po’ per scelta e un po’ per necessità (con un budget limitato, il ds si è concentrato, per sua stessa ammissione, soprattutto sul valore tecnico dei giocatori e non sulle loro caratteristiche rispetto a un modulo designato, filosofia invece cara al Chievo e a Sartori). In attesa di Longo e degli ultimi innesti (“un centrale difensivo e un terzino sinistro che possa giocare a quattro e a cinque”, mi ha confermato ieri pomeriggio Sogliano), questa duttilità della rosa permette a Mandorlini di poter variare l’assetto tattico, fatto salvo l’unico suo mantra inviolabile: il centrocampo a tre.
Il tecnico di Ravenna, senza dimenticare il vecchio e caro 4-5-1, ha proposto con insistenza il 3-5-2. Motivo? Mantenere il tridente in mediana, appunto, e salvaguardare un patrimonio tecnico come Toni, affiancandogli una punta. In serie A, infatti, il Verona difficilmente potrà giocare stabilmente nella metà campo avversaria, al contrario, spesso si ritroverà nella propria e dovrà saper ripartire. E nel 4-5-1 Toni rischierebbe di ritrovarsi isolato e inefficace, a sbattersi in un vano e faticoso lavoro. Un desolante e controproducente canto del cigno a 36 anni. Con due punte fisse, invece, il Verona può risalire il campo con più facilità. Almeno questa è la speranza dell’allenatore. La scelta sinora ha pagato solo in parte: Toni fa gol, ma il Verona di Palermo ha sofferto gli avversari non poco.
Ma, detto dell’ex campione del mondo, su chi altri punterà Mandorlini? Il tecnico del Verona sembra considerare intoccabili Maietta e Moras (e qui ho qualche perplessità, per usare un eufemismo). Il terzo centrale potrebbe essere Gonzales (adesso infortunato), o il mister X che sta inseguendo Sogliano. Non sembra esserci spazio, almeno in partenza, per il giovane e promettente Bianchetti, sul quale la società, al contrario, punta tantissimo. E questo è il primo nodo della stagione. L’esterno destro sarà Sala (o Romulo), quello sinistro Martinho (alternativa il terzino che arriverà). Agostini, adesso pure infortunato, con questo assetto è tagliato fuori (non ha il passo per coprire tutta la fascia), mentre rientrerebbe in corsa con la difesa a quattro. Idem Cacciatore, che tuttavia potrebbe riciclarsi come centrale dietro.
A centrocampo Mandorlini può sbizzarrirsi. La mediana è il settore che eccelle per abbondanza e duttilità dei giocatori. Jorginho se dovesse restare (probabile, ma non scontato, aspettiamoci di tutto) è giustamente intoccabile. L’allenatore lo vede come interno destro, con Donati davanti alla difesa e Halfredsson mezz’ala sinistra. Certo, preferire Donati al sopraffino Jorginho sembra un azzardo. Talento alla mano, la soluzione più ovvia sarebbe riportare in regia il brasiliano, con l’inserimento di Romulo (o Laner) alla sua destra e Halfredsson (o ancora Laner) alla sua sinistra. Già Laner: l’altoatesino, con caparbio cipiglio, col Palermo ha lanciato un messaggio: lui è riserva solo per i giornali estivi Non dimentichiamo infine Cirigliano, al momento nelle retrovie, alternativa a Donati e Jorginho davanti alla difesa, e che gli esterni Sala e Martinho possono giocare anche interni. Difficile invece, in questo contesto, collocare Jankovic, più utile in un 4-3-3 come esterno offensivo. In qualunque caso e con qualunque modulo, Martinho gli parte davanti.
In attacco Toni non si discute (specie questo Toni), Cacia e Gomez se la giocano, mentre Longo (voluto fortissimamente da Mandorlini) rappresenta più di un’alternativa all’ex nazionale. Sogliano dice che con il giovane di scuola Inter il reparto è a posto, ma non sono da escludere colpi dell’ultima ora, sia in entrata che in uscita.
Questo è il Verona oggi. Una squadra costruita con pochi soldi, tra prestiti (con opzioni sul riscatto) e parametri zero. E lo diciamo senza storcere il naso. Per una neopromossa è (quasi) normale. Fa eccezione il Sassuolo, ma lì c’è il magnate Squinzi. Sogliano, dunque, ha fatto le classiche nozze coi fichi secchi e ci ha messo fantasia. Anche competenza? Lo scopriremo solo vivendo, come scrisse Mogol e cantò Battisti. Ma senza “il nastro rosa”. Sarà battaglia, è d’obbligo un Verona maschio.
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