Mi tocca scomodare Lubrano (e chi se lo ricordava?). Vedi il Verona, questo Verona, e la domanda appunto nasce spontanea. Sicuri che siamo solo da salvezza? Col Livorno tutto è girato (quasi) alla perfezione. Partita convincente, contro un buon avversario. Il Verona ha sempre dato la sensazione di governare il match. Al di là degli episodi. Certo, sarebbe andato sotto se non fosse stato per lo strepitoso riflesso di Rafael. Ed è vero che l’ingenuità di Bianchetti (poveraccio, quella stupida intervista alla Gazzetta lo sta condizionando) l’ha costretto a ricominciare daccapo. Ma è stata una partita giocata a viso aperto sin dall’inizio e, forse, la prima vera prova di forza della squadra di Mandorlini. Tecnica, tattica e morale. E scriverei le stesse cose anche se avessimo pareggiato.
Possiamo sognare? La butto lì: sì. Non abbiamo fatto 10 punti in sei partite per caso. Siamo a punteggio pieno in casa e negli scontri diretti non abbiamo mai fallito. Quindi, sfidando la retorica, aggiungo pure che non siamo arrivati lì “sulle ali dell’entusiasmo”, come si usa dire in questi casi (la fantasia dei giornalisti a volte è pari ai centrimetri di pelle naturale della Santanché, alla carica erotica della Binetti e al carisma di Livia Turco). Anzi l’istinto proibito mi suggerisce: non siamo ancora al massimo. Sogliano ha costruito una rosa, dal centrocampo in su, ricca di talento e alternative (non è da tutti permettersi Martinho in panchina). Rafael, lasciata da parte qualche incertezza, dice la sua anche in questa categoria. Mandorlini, come i giocatori, sta scoprendo la serie A, che in passato aveva solo assaggiato. Credo che col tempo, abbandonati gli eccessi di timidezza tipici del neofita, il Verona sarà ancora più autorevole e, perché no, a tratti spregiudicato, in modo da sfruttare la sua forza d’urto in avanti e coprire le falle dietro. Le fondamenta (leggi l’organizzazione che Mandorlini e staff hanno dato) ci sono già, si tratta ora di inserire appieno alcuni nuovi (Iturbe e Cirigliano in primis) per l’ulteriore salto di qualità.
Del resto, grandi a parte, chi può schierare un tridente come Toni-Iturbe-Martinho? Con Gomez, questo Gomez, un ragazzo dall’umiltà calcistica straordinaria, ottima alternativa? E Jorginho e Romulo in mediana quante altre li hanno? Resta il nodo Hallfredsson, come detto. Mandorlini spiega che ha bisogno di giocare per entrare in forma. Un déjà vu, non vorrei si ripetessero gli errori del passato, specie se hai in batteria Donati e Cirigliano e un Sala tutto da scoprire. E la difesa? E’ l’anello debole e si sapeva. Aggiungici gli infortuni. Da che mondo e mondo, cambiare i centrali ogni partita non aiuta a perfezionare i meccanismi. Lì va trovata, più prima che poi, continuità. Gonzalez e Moras potrebbero essere la coppia del futuro, intanto Marques, con mezzo reparto in infermeria, scalpita per Bologna.
Ma non c’è solo il valore tecnico dell’organico. E’ che questa squadra, a differenza dell’anno scorso, piace da matti e in tutto per tutto al suo allenatore. Si può crescere, è possibile. Non è questione di essere incontentabili (è bello già così), ma di prendere convinzione dei propri mezzi. Parlavo nell’ultimo blog dell’attuale calcio contabile, fatto di liste bloccate nell’alta classifica e della corsa ragionieristica ai fatidici 40 punti nella bassa. E’ così e noi siamo solo una neopromossa. E conosciamo l’obiettivo (non vorrei che presto imparassimo a conoscere anche il sistema, leggi arbitri). Ma l’ho scritto l’altra volta e lo ripeto: a me piace sognare. Anni di vacche magre, un po’ di pancia piena non ci fa male.
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