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SETTI “BLINDI” SOGLIANO

L’intuizione più importante di Maurizio Setti, da presidente del Verona, è stata la prima. Ingaggiare Sean Sogliano. Il ds è l’uomo forte del Verona, probabilmente il principale artefice della promozione in serie A e del felice momento gialloblù. Lui non lo ammetterà mai, ovvio. Chi è bravo davvero non lo dice, eppoi Sogliano è un personaggio naif, anche fisicamente. Quello sguardo da bel tenebroso che piace tanto alle donne, infatti, è più da Centovetrine che da star hollywoodiana. Mentre le gambe vistosamente storte (stile ispettore Zenigata di Lupin), unite a una statura media e un fisico non troppo slanciato, lo allontanano in via definitiva dal rischio di sembrare un altero manager impettito.

Modesto, concreto e minimalista, Sogliano appare poco, ma è molto. Non ha l’ego smisurato di Mandorlini e nemmeno lo yuppismo rampante di Setti. Non ha neppure l’eleganza, il fine eloquio e l’espressione marmorea dell’altro direttore  gialloblù, il cardinalizio e cosmopolita Gardini. Le cravatte lui le soffre proprio (le porta di rado e sfilacciate), le interviste pure. Alcune sue conferenze stampa rimangono leggendarie, tra inglesismi declinati alla maccheronica (auzzaider), congiuntivi inesistenti, ma soprattutto la percepibile irrequietudine nel trovarsi lì, imprigionato a un rigido protocollo.

Sogliano – ex discreto difensore negli anni ‘90 e figlio di Riccardo, a sua volta ex giocatore (del grande Milan di Rocco e Rivera) e dirigente – è infatti un cavallo che ama galoppare libero. Senza briglie e altre imposizioni che non siano il budget (quello lo decide Setti). “Il presidente mi ha dato carta bianca, a differenza di altri” raccontò una volta. Gli “altri” sarebbero  Zamparini, che lo imbrigliò ai tempi di Palermo costringendolo a precoci dimissioni. “Ho stracciato tre anni di un ottimo contratto e rinunciato alla serie A, perché non potevo lavorare come volevo io. Non sono attaccato ai contratti e ai soldi, se non sento piena fiducia mi faccio da parte e tolgo il disturbo. Non si sta in paradiso a dispetto dei santi, questo principio lo applico anche a miei giocatori e allenatori” confessò a un Vighini Show. Un atto rivoluzionario nel Paese dove non si dimette mai nessuno.

Sogliano è un direttore sportivo anomalo nel calcio moderno. All’antica. Frequenta gli allenamenti e va in panchina, quando gli altri suoi colleghi girano l’Italia e il mondo tutto l’anno. I viaggi di lavoro lui li concentra in periodi circoscritti, soprattutto in estate. “Mi ispiro ai vecchi ds di una volta, quelli che stavano nello spogliatoio, vivevano la squadra, sedevano in panchina e supportavano quotidianamente l’allenatore. Quando mi hai definito badante mi hai fatto un complimento”, mi disse tempo fa. Nonostante sia uno degli uomini mercato più giovani, è già il “re” del Sudamerica (Iturbe e Cirigliano non li porti al Verona se non hai relazioni privilegiate). Il suo metodo di lavoro è tracciato. Non potendo il Verona  (come generalmente le piccole-medie società) contare su una fitta rete mondiale di osservatori, Sogliano ha la sua cerchia di intermediari e procuratori fidati, che gli segnalano i giocatori più interessanti secondo il budget indicato. Dopodiché va a vederli e, se gli piacciono, prova a ingaggiarli. Così sono arrivati Gonzalez, Marques, Cirigliano e Iturbe.

Le accuse che gli muovono i (pochi) detrattori sono essenzialmente due: l’anno scorso, nonostante la promozione, ha sbagliato diversi acquisti e ogni anno cambia troppo. La prima è in parte vera: Rivas, Carrozza, Grossi e Fatic (Bojinov e Crespo sono scelte presidenziali) hanno deluso, d’altro canto Cacciatore, Moras, Agostini, Laner, Martinho e Cacia (scusate se è poco) sono stati gli artefici del salto di qualità. “Cambiare tanto invece è stata sempre una necessità da quando sono a Verona”, mi ha detto la scorsa estate. “Il primo anno c’era da rimettere mano a una squadra che aveva fatto bene, ma aveva dato tutto, allora abbiamo portato giocatori forti per la B, pronti a vincere, così da andare sul sicuro. Per lo stesso motivo, appunto l’aver ingaggiato molti giocatori da B, quest’anno abbiamo dovuto cambiare ancora”.

L’importante è che non si sia costretti a cambiare lui. Sogliano può aprire un ciclo a Verona (va in scadenza nel 2015). Setti lo blindi.

P.S. Sogliano ovviamente va in scadenza nel 2015 avendo a giugno 2012 firmato un contratto triennale, come confermò lo stesso Setti al Vighini show del maggio scorso, a cui ero presente. Ho corretto lo sbaglio e me ne scuso coi lettori. E’ chiaro che la sostanza dell’articolo non cambia, dal momento che i contratti al giorno d’oggi non valgono in senso assoluto e che Sogliano è un ds emergente e già ambìto. “Blindarlo”, al di là di un eventuale prolungamento, significa continuare coi progetti ambiziosi che sembrano esserci.

 

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