Vai avanti tu che a me viene da ridere, direbbe Totò. I balbettii del ds D’Amico che a fine partita si ferma a rispondere alle domande dei tifosi (sforzo moralmente apprezzabile, beninteso) stridono con i soliti silenzi e soprattutto con il consueto immobilismo di Setti, che come sua abitudine preferisce far mettere la faccia agli altri.
D’Amico, povero, a cui tocca dire le solite due-tre banalità ai tifosi che educatamente lo incalzano (finalmente domande vere, tessera da giornalisti ad honorem, magari nel frattempo la togliamo a qualcun’altro). Tipo l’evergreen “il gruppo è unito” eccetera eccetera. Ma l’ex assistente di Fusco, figlio della meritocrazia settiana (retrocedi e ti promuovo), ci ha regalato anche qualche perla da collezionismo del grottesco: “Abbiamo due giocatori forti per ogni ruolo”. Ecco, appunto, vai avanti tu che a me viene da ridere…
La cosa meravigliosa (si fa per dire) è che ormai ci perculano pure gli allenatori avversari. Castori, per dire, ha svelato ieri il segreto di Pulcinella, dicendo esattamente ciò che il sottoscritto spiegava ad agosto dopo l’esordio con il Padova: “Il Verona soffre le squadre aggressive e che corrono molto. Palleggia molto e giocando in orizzontale consente all’avversario di chiudersi e ripartire”. E infatti l’unica partita nella quale abbiamo “convinto” è stata con il Pescara, quando Bepi Pillon ammise onestamente di aver sbagliato tattica con un atteggiamento spregiudicato che lasciava spazio ai nostri contropiedisti.
Il punto è che se il sottoscritto ci è arrivato ad agosto – quando scrivevo pure che non eravamo da A perché la rosa era assemblata male (e infatti giochiamo con due centrali che sono centrocampisti e abbiamo preso un terzino sinistro solo a gennaio) – ovviamente non voglio credere che non l’abbia capito Setti, che ha tanti difetti ma non è stupido. Eppure Setti solo nei giorni scorsi ha detto di aver la massima fiducia in Grosso. Aggiungo: come ce l’aveva in Pecchia. Stesse parole. Identiche frasi. Déjà vu.
Il punto è che siamo sempre lì: se viene “prima il bilancio” (cit.), significa che il calcio viene dopo. E – deduco – se Grosso rimane non è questione di fiducia o non fiducia, ma che Setti probabilmente ha altri pensieri e priorità (gestionali, magari che so – ipotizzo – di rendere il Verona vendibile). Se non partiamo da questo presupposto (cioè del “prima il bilancio”), ci avveleniamo per nulla, parlando del nulla. Cioè di calcio.
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