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MANDORLINI UN PO’ MAC GYVER E UN PO’ COLIANDRO

“Il calcio è un mistero senza fine bello” diceva Gianni Brera. Il Verona, più probabilmente, è un mistero senza fine matto. Che ama complicarsi la vita, salvo poi rimetterla in discesa. Che narcisisticamente si specchia e intanto subisce il colpo. Che solo con l’acqua alla gola riafferma la sua volontà e la sua forza. Era così l’anno scorso, è così ora.

L’Hellas, ci piaccia o meno, è nel bene e nel male la sintesi caratteriale del suo allenatore. Mandorlini è uomo viscerale e quindi (anche) volubile. Personalità bipolare: sicuro quasi a rasentare la superbia quando gli gira bene, questo lo porta a rilassarsi e certo i complimenti dell’esercito dei ruffiani non gli fanno bene; un tantino incerto e nervoso quando le cose non funzionano. Eppure il mister, in fondo, a differenza di Alfano il quid ce l’ha. Mi ricorda Mac Gyver, che ogni volta si salvava da eroe proprio mentre sembrava sprofondare. E’ così da un anno e mezzo (dall’arrivo di Setti) e come nel vecchio telefilm ogni puntata è così uguale, ma anche così diversa. Sai già che l’agente segreto alla fine se la caverà, ma non puoi prevedere come. Oggi Mandorlini è stato tirato fuori dalle secche da Gomez e Jorginho, due “suoi” fedelissimi finiti sul banco degli imputati della critica, domani chissà chi altro sarà. Il mister è il nostro Mac Gyver per il combattivo temperamento, ma mi piace immaginarlo anche un po’ Coliandro, lo stravagante ispettore uscito dalla penna di Carlo Lucarelli: confusionario e pasticcione, eppure tenace e intuitivo; anti-buonista e intollerante, ma in fondo buono; cinico, solitario e un po’ malmostoso col mondo, generoso cogli amici;  sopportato dai capi, coi quali ha rapporti di alti e bassi, ma amato da lettori e telespettatori. Coliandro in conclusione risolve sempre i casi un po’ per culo e un po’ per bravura, ma sai che non diventerà mai commissario (Mandorlini non allenerà mai una grande).

Il tecnico di Ravenna dividerà sempre critica e (anche se non sembra) tifosi, perché il suo Verona, non bello da vedere e tatticamente non impeccabile, non sarà mai banale. Da blogger dico per fortuna, sebbene le mie coronarie da tifoso non ci guadagnino.  Questione di quid, appunto, il resto (molto) lo fa la qualità dei giocatori in rapporto alla mediocrità di questa serie A. Vujadin Boskov, al riguardo, aveva il dono della sintesi: “Squadra che gioca male e vince è squadra forte”. Non aveva torto e ciò mi conforta.

 

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