La “penna più veloce del west” è tornata tra noi. Maurizio Setti, tra i mille talenti, ha pure questo: lui quelli bravi sembra sempre volerli vendere in fretta. Non sia mai che scappi l’occasione di incassare subito; non sia mai che si riesca a fare un ragionamento su un mezzo progetto. E così nemmeno a metà campionato, Amrabat è già dato al Napoli, Rrahmani quasi e Kumbulla è a sua volta chiacchierato. E tutti ricordiamo la cessione in stile Carl Lewis di Jorginho.
Tralasciando il lato romantico della faccenda – leggi il messaggio che si lancia ai tifosi – sui cui non ci esprimiamo per non passare da vecchi tromboni nostalgici di un calcio che non c’è più (in realtà non guardiamo al passato), passerei alla questioni più concrete. Mi chiedo: la nostra società – dopo quasi otto anni di introiti con lo stesso presidente – non è in grado, come dire (passatemi l’espressione), di “tirarsela” un poco? Ha (ancora) necessità di fare cassa appena può? Non ha la forza di prolungare (e ritoccare) i contratti dei calciatori migliori per poter alzare la propria forza contrattuale con gli acquirenti? Puoi anche vendere, ma c’è modo e modo, tempo e tempo. Aggiungo: è necessario mettere sul mercato tutti i tre migliori contemporaneamente senza salvaguardarne nemmeno uno? Che ricadute può avere sulla squadra, sui diretti interessati e quindi sui risultati dell’oggi (cioè di questo finora ottimo campionato) questo modus operandi?
Si apre poi una gigantesca questione sul domani: smantellando la squadra a giugno (se vendi i tre più forti l’hai già smantellata anche dovessi tenere tutti gli altri) Juric rimarrebbe? Assodato che, oltre alla questione tecnica, per confermarlo sarà necessario ovviamente rivedere quella economica.
Domande che vagano. Domande a cui per ora voglio dare solo una risposta: sono giorni di festa, godiamoci il momento e godiamocela finché dura. Con la “penna più veloce del west” guardare a orizzonti troppo futuri non ha molto senso.
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