C’è qualcosa che non va. Incipit vaschiano, ma qua c’è poco da cantare. Noto una certa depressione di una parte dei tifosi, quasi una sensazione malcelata che il “giocattolo” si sia rotto. Come ha scritto la settimana scorsa Gianluca Vighini è stata una brutta vigilia quella di Milan-Verona. La cessione di Jorginho (per giunta al Napoli), checché se ne dica, ha sorpreso un po’ tutti. Sulla mia pagina facebook molti la considerano prematura (“per quelle cifre potevamo cederlo a giugno” mi hanno scritto in diversi), altri sbagliata (“gli si aumentava l’ingaggio e lo si poteva ancora trattenere”). A me è parsa frettolosa, quasi un colpo a freddo.
Non giriamoci attorno: il tifoso, col Verona in piena lotta per la qualificazione all’Europa League, sta vivendo come un’onta l’indebolimento della rosa (Cirigliano è un talento puro e lo dobbiamo sostenere, ma Jorginho era uno dei quattro campioni già affermati in squadra). Aggiungiamoci che Sogliano (sottovalutato, a torto, ancora da troppi) è sulla porta d’addio ed è ovvio che una sorta di scoramento sia più che comprensibile.
Non faccio il manager e trovo detestabile ragionare col portafoglio degli altri, tuttavia mi piacerebbe che Setti & C. smentissero questo pessimismo strisciante con un finale di mercato degno della nostra posizione di classifica e rispettoso del lavoro di Mandorlini e giocatori e soprattutto della passione di migliaia di tifosi che non chiedono la luna (l’Europa per forza di cose), ma nemmeno vogliono assistere al mesto spettacolo di un Verona che vivacchia per tutto il girone di ritorno. Non si lasciano le cose a metà, il senso del calcio è giocarsela fino in fondo e a questo principio non si può abdicare in nome di un estremo aziendalismo. Tradotto: i cinque milioni incassati per Jorginho vengano reinvestiti sul mercato. E se questo non è possibile, anche per le più legittime e comprensibili ragioni (il club al primo anno in A non è ancora pronto per competere a certi livelli e i diritti tv, come si legge, sono stati liquidati solo in parte) venga pubblicamente spiegato da Setti o dal dg Gardini.
Il Verona, a differenza di altre società, ha dietro di sé un popolo intelligente che sa stare al suo posto (si limita a tifare e non a decidere), ma che proprio per questo non può essere ignorato. L’Hellas è di proprietà di Setti, ma è un patrimonio di tutti.
P.S. Potete continuare a scrivermi e a discutere con me sulla mia pagina facebook. I vostri spunti sono sempre interessanti, grazie.
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