La svolta c’è stata dopo il naufragio con l’Atalanta. Paolo Zanetti ha cambiato idea di calcio, lasciando perdere la squadra “alta” e il gioco offensivo, e badando al sodo. La filosofia del “primo non prenderle” sta pagando: vittorie di misura con Fiorentina e Udinese, sconfitte onorevoli (con tanto di recriminazioni) con Juventus e Bologna, quando – rammento – ci hanno annullato un gol (Juve) e non concesso un rigore (Bologna) sullo 0-0, a dimostrazione che la trama della nostra partita era corretta.
Qui, nel nostro piccolo, lo avevamo suggerito a suo tempo, non lo scriviamo per vezzo o ego, ma per sottolineare un passaggio a nostro avviso utilissimo: la critica, anche la più radicale e antipatica, quanto ha contenuti è sempre costruttiva. Zanetti si è convinto tardi e (forse) solo per disperazione che il canovaccio tattico andava riscritto. Ma, dal momento che se n’è convinto, è riuscito a trasmetterlo rapidamente alla squadra. Non era scontato ed è un suo merito.
Il fatto è che il calcio, pur in continua evoluzione tecnico-tattica, ha dei principi di fondo immutabili: se tu hai talento offensivo (e il Verona innegabilmente ce l’ha per la bravura dei singoli e la cultura tattica dell’allenatore) e limiti difensivi soprattutto in transizione tra le due fasi (per la lentezza dei tuoi centrali e l’assenza di mediani veri), la prima cosa che devi fare è proteggere la tua fragilità, confidando poi che le qualità che hai davanti emergano. Tradotto: l’imperativo è giocare per non prendere gol, perché in un secondo momento puoi sempre farlo. Se invece ti esponi e capitoli subito, poi metti la partita in salita. Quante volte abbiamo preso gol nel primo tempo, addirittura nella prima mezz’ora? È come prendere la bici e cominciare a pedalare sul Mortirolo.
C’è una consapevolezza e anche un pizzico di rimpianto: il Verona avrebbe potuto disputare un campionato più brillante. Infatti appena ha trovato l’equilibrio tattico si è tirato fuori dalle secche. Credo però che Zanetti in questi mesi abbia imparato qualcosa, si sia evoluto e completato. In una parola: è maturato. È il passaggio obbligato di (quasi) tutti gli allenatori idealisti e “ideologici”: a un certo punto della carriera, se vogliono restare a determinati livelli, abbandonano il dogmatismo della prima fase – quella in cui sei e ti senti rampante e vuoi vincere con il tuo credo, a prescindere dalle caratteristiche dei giocatori – per adottare uno stile più pragmatico e pratico; “perché poi sono i calciatori a determinare” (Capello e Allegri dixit), o come ha dichiarato di recente l’ex nostro terzino Gigi De Agostini: “Non ho mai visto un grande allenatore vincere con giocatori scarsi, ma ho visto allenatori scarsi vincere con grandi giocatori”.
Zanetti è un profondo conoscitore di calcio sul piano teorico e didattico, può e deve crescere nella lettura della partita e nella gestione del gruppo (troppo emotiva), mentre si sta completando tatticamente. Credo che questo ultimo mese se lo ricorderà per sempre: a Verona sta scrivendo il suo romanzo di formazione. Potrebbe essere la svolta della sua carriera.
La penso esattamente come lei.
Anche sulla critica, che dovrebbe sempre essere basata su ragionamenti e non su partigianeria.
Aggiungo solo una cosa.
Ci sono momenti nella vita in generale e anche nello sport in cui tutto va storto e altri in cui va tutto bene.
Giusto cavalcare il momento in cui tutto va bene.
Ma non è finita. Non culliamoci troppo, perché se è vero che dietro le altre non “vanno nemmeno con la vela” una sconfitta o due in scontri diretti potrebbe minare le certezze attuali.
Bene si, ma bon è ancora fatta.
concordo in pieno la disamina di FRANCESCO BARANA, il mio pensiero è che dopo la sosta ci siano tutti a disposizione perchè col parma bisogna stare molto attenti ! hanno in attacco quel bonny molto forte, ma giocando con prudenza come a udine si può far punti , e occhio al venezia ,non è ancora morto, boh vedremo finale di campionato tutto da gustare in coda come in testa.
D’accordo Francesco: in linea generale il tuo ragionamento è perfetto. Ma non puoi non aver notato le differenze contro Bologna ed Udinese: contro la prima abbiamo difeso sempre bassi e per 60 minuti abbiamo praticamente rinunciato a costruire; ad Udine invece abbiamo pressato più alti fin dall’inizio e li abbiamo messi in grossa difficoltà a costruire. Ed i risultati si sono visti. Poi ci sono ovviamente le qualità degli avversari. L’ Udinese è una berlina, il Bologna una fuoriserie….per quanto visto contro di noi.
La frase di Gigi De Agostini andrebbe incorniciata.
Però ci sono allenatori che, da giocatori non proprio scarsi, ma nemmeno eccelsi, ricavano squadre tostissime. Vedi Juric.
E altri, come il suo maestro Gasperini, che i giocatori li migliorano pure. Spesso solo finché giocano nelle loro squadre ( vedi i casi recenti di Scamacca, Lookman, De Ketelaere e Retegui e, per contro, Koopmainers e gli altri che hanno abbandonato la talanta ).
Però poi, quando se ne vanno da Verona ed hanno ottimi giocatori, non riescono più a fare un tubo.
Sono curioso di vedere anche Gasperini via da Bergamo. All’inter aveva toppato.
Sono allenatori che hanno bisogno di ambiente favorevole e giocatori recettivi.
Condivido la sostanza dell’articolo, però oltre a Zanetti, ho notato anche uno spirito diverso in alcuni interpreti, due su tutti, Dawidovicz e Suslov. E vai a sapere se è merito del mister oppure perché finalmente hanno capito che finché vestono questa maglia e vengono regolarmente stipendiati, l’impegno deve essere massimo, cosa che non è stata per buona parte del campionato…Io personalmente l’unico rimpianto che ho è non aver visto il Verona giocare come era nelle intenzioni di Zanetti causa infortuni e squalifiche, perché forse forse, con un pizzico di fortuna in più staremmo qui a parlare d’altro. Comunque oggettivamente sei punti nelle ultime cinque partite è tanta roba, vincere la prossima col Parma vorrebbe dire virtualmente essere già salvi.
E bravo Roberto.
È anche il mio di rimpianto.
Convinto anch’io di quello che dice Barana. Secondo me bisogna aggiungere anche due parametri importanti : primo aver trovato la posizione giusta a Suslov. Adesso è dentro le partite al 110%, non so se aveva anche problemi contrattuali o altro, ma ora, questo ruolo in campo gli si addice come una seconda pelle, ed il suo rendimento è cresciuto in maniera esponenziale. Secondo aver recuperato anche giocatori “di lungo corso” come Faraoni e Davidowitz (spero che anche Lazovic risolva la rognosa pubalgia e ritorni ai suoi standard) . Sembra poca roba, in realtà affidarsi a dei leader carismatici o comunque “esperti” in una squadra relativamente giovane aiuta sicuramente. Non dimentico che abbiamo inserito anche un Valentini, che a livello di leadership, non è secondo a nessuno. Metteteci la maturazione di Coppola e Ghilardi bravissimi le ultime partite , ed il quadro è fatto. Adesso deve essere bravo Zanetti a frenare i facili entusiasmi, siamo vicini ma non siamo ancora arrivati alla nostra meta. …Forza Zanetti e forza ragazzi.