Semplicemente scarsi. Inutili? Peggio, dannosi. Ma a loro modo, e loro malgrado, personaggi. I “bidoni” del calcio sono una categoria a sé. Ogni squadra hai i suoi, il Verona anche. Propongo la mia personale formazione “bidonara”. Attenzione per rientrare nella categoria non conta solo la scarsezza tecnica, perché allora basterebbe prendere molti degli “undici” del pessimo campionato nel 2007-08 che sfiorarono la C2. Incidono anche altri parametri, come le aspettative iniziali, il rapporto ingaggio-rendimento, e i pessimi ricordi lasciati.
Ecco la mia Flop 11. In porta Doardo, in difesa da destra a sinistra Zilic, Brajkovic, Furlanetto, Cvitanovic, a centrocampo il trio di medianacci Soligo, De Simone e Pizzinat, davanti Raducioiu, Morante e Spehar. Eccoli uno a uno:
Domenico Doardo (2000-02 2003-04). Dispiace perché è veronese, ma vince lui, intanto per scarsa concorrenza (il Verona da tradizione ha sempre avuto ottimi portieri), e poi perché nonostante (e fortunatamente) giocasse poco, faceva paura per quella sua eterna indecisione e quei modi sgraziati. Ogni passaggio all’indietro era un coccolone. Paolo Di Canio se l’è portato come allenatore dei portieri allo Swindon Town. Auguri. SGRAZIATO.
Tonci Zilic (1999-00). Lo sciagurato di San Siro. 29 agosto 1999, l’esordio in serie A del Verona di Prandelli. Quel pomeriggio ricordo che fecero acqua tutti, 3-0 per l’Inter di Lippi, ma vedere l’inadeguatezza di Zilic scontrarsi con la classe dei migliori Vieri e Ronaldo della carriera fu una disperazione. Tonci credo non vide più il campo, lasciò poche tracce anche in B con Fermana e Siena, poi tornò in patria. SCIAGURATO.
Mario Cvitanovic (2000-01), faccia un po’ da bagnino, un po’ da scagnozzo da night balcanico. Presentato in pompa magna come il motore della fascia sinistra, il terzino croato all’Hellas mise insieme una manciata di presenze anonime, riuscendo nell’impresa titanica di farsi soffiare il posto da Carlo Teodorani (2001-05, 2006-07), che non fosse per questo avrei proposto ex acqueo con Marione il Croato. ANONIMO.
Elvis Brajkovic (1997) e Alessandro Furlanetto (1993-94), la banda del buco. Il primo arrivò a Verona a gennaio per sistemare la disastrosa difesa di Gigi Cagni. Dopo un avvio promettente contro il Milan, riuscì a far rimpiangere l’onesto Fattori, che infatti si riprese il posto. Furlanetto invece preferisco ricordarlo mentre recita al cabaret nel villaggio pugliese dove lo incontrai in vacanza (proprio prima di approdare all’Hellas, nell’estate del ’93). In campo? Be’ faceva cabaret anche lì, ma a sua insaputa. Risultato? Comicità involontaria e disperata. Un aggettivo per i due? COMPASSATI.
Domenico De Simone, Evans Soligo e lo svizzero Lionel Pizzinat. Qui il dramma si moltiplica all’ennesima potenza, perché i tre giunsero insieme nel gennaio del 2005, col Verona di Ficcadenti in piena corsa per la serie A. Il trio rappresenta il “capolavoro” (sig) di Pastorello, che per loro cedette Vincenzo Italiano nel pieno della carriera. Fu la svolta: grazie a questa straordinaria (doppio sig) operazione di mercato mancammo una probabile (e inaspettata) promozione. INADEGUATI.
Florin Raducioiu (1991-92) credo che sia il simbolo dei “bidoni” veronesi. Ma su “radecio” non vorrei infierire. Ci pensò già a suo tempo “Genio” Fascetti, che in quella deludente stagione non mancava mai di insultare pesantemente l’allora giovanissimo attaccante rumeno, che probabilmente soffrì la pressione della piazza e del suo allenatore. Per Raducioiu 30 presenze, quasi tutte da titolare, solo 2 reti fatte e decine sbagliate, alcune clamorose. Tanto da divenire il “re” della Gialappas e di “Mai dire gol”. Il Verona retrocesse e Fascetti, che quel fallimento mai l’ha digerito, spesso ha dichiarato, anche a distanza di anni: “Se Raducioiu avesse fatto un terzo dei gol sbagliati saremmo andati in Uefa”. Eppure il prosieguo della carriera dell’attaccante è stato ottimo. SFORTUNATO.
Robert Spehar (1999-00). Grande cannoniere in Belgio e in Croazia, avrebbe dovuto essere il colpo da novanta del primo Verona pastorelliano in serie A. Qualcuno disse: anche Elkiaer aveva fatto faville in Belgio, dimentico probabilmente di quel senso del pudore che dovrebbe far riflettere prima di citare gli Dei. Spehar giocò solo tre partite, l’esordio contro il Torino in casa sotto una bufera di neve. Da lì la mia esclamazione quel pomeriggio: “Suga Spehar, nevega”. Prandelli ancora si domanda se è peggio lui o il Magallanes avuto a Venezia. SOPRAVVALUTATO.
Daniele Morante (2007-08). Arrivò in ritiro già da ex giocatore. Consapevole di aver strappato l’ingaggio della vita (250 mila euro annui, grazie a Cannella), si presentò sovrappeso e arrogante. Fu il simbolo di quella assurda stagione che precipitò il Verona a un passo dalla C2 (e quindi dalla scomparsa). Il gol alla Pro Patria nello spareggio d’andata, per quanto fondamentale, nulla aggiunge a un campionato fallimentare (23 presenze, 1 gol). INSOLENTE.
Ho lasciato fuori appositamente fuori Dragan Stojkovic, che nel rapporto aspettative-rendimento ci potrebbe stare. Ma la storia veronese di Piksi è stata condizionata dalle noie fisiche. Questa quindi è la mia personale lista. E la vostra?
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