Mi chiedono perché non ho scritto nulla dopo Verona-Fiorentina. E’ presto detto: siamo a uno snodo decisivo della stagione e non sono opportune troppe parole. E’ un mondo difficile, diceva il refrain di una canzone. Il mondo non lo so, ma di sicuro è il momento del Verona a non essere facile. Più di quanto dica la classifica. Sassuolo, Samp, Udinese e poi il derby: è chiaro che da qui a Natale capiremo molto, se non tutto, dei destini dell’Hellas che – al di là delle frasi di circostanza o delle retromarce postume – non è stato programmato per la lotta per la salvezza.
Serve poco ora ripetere cose già dette su un potenziale non sfruttato appieno, sui punti lasciati per strada e su certi equivoci tecnici e tattici che si stanno trascinando. Mandorlini è sempre riuscito a emergere nei momenti di difficoltà, specie due anni fa quando di questi tempi la sua panchina scottava non poco. Nella exit strategy alla “crisetta” del Verona è coinvolto anche Sean Sogliano, molto più che un ds, uomo spogliatoio, presenza costante.
Bisogna fare quadrato, perché sarebbe deleterio trovarsi poi nei bassifondi. Questa squadra infatti, per giocatori e struttura, non è stata costruita per soffrire e temo che nell’eventualità faticherebbe a sollevarsi. Gardini, a modo suo, con parole distensive ha voluto dire questo: nervi saldi, finché la classifica è relativamente tranquilla non serve alzare i toni.
Aggiungo, è il momento forse più delicato degli ultimi tre anni e per i dibattiti e le filosofie ci sarà tutto il tempo quando le acque (si spera) saranno più calme, ma adesso conta solo la partita di sabato che non è come tutte altre. Il Verona prima di tutto.
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