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DI GUERRE FRATRICIDE E BATTAGLIE CHE CI ASPETTANO

Che cosa sta succedendo in casa del Verona? Davvero è partita una guerra, un tutti contro tutti, come le ultime dichiarazioni di Martinelli nei confronti di Gibellini hanno fatto intendere? Come al solito la vittoria ha molti padri mentre la sconfitta è orfana. Vediamo dunque di tracciare una sintesi per capire meglio.
1) Gibellini contro Mandorlini o Mandorlini contro Gibellini? È come dire se è nato prima l’uovo o la gallina. I due non si sono mai piaciuti, c’è poco da fare. Eppure avrebbero avuto tutto per andare d’accordo. Il mister vulcanico e rivoluzionario, il direttore sportivo pacioso e più riflessivo. Non si sono capiti. Mandorlini imputava al Gibo i pochi investimenti sul mercato. Il Gibo si chiudeva in se stesso e non spiegava il suo lavoro. E soprattutto non diceva che la colpa non era tutta sua ma che era semplicemente un problema finanziario del presidente. Morale: incazzature a raffica, risse sfiorate, divieto al Gibo di andare negli spogliatoio, battute pubbliche al vetriolo e piazzate private da pelle d’oca. Il conflitto è rimasto sotto traccia per il bene dell’Hellas e per fortuna non è mai arrivato allo spogliatoio dove poteva deflagrare senza lasciare vivo nessuno. Alla fine Gibellini si è tolto qualche sassolino dalla scarpa e solo in quel momento è intervenuto Martinelli che ha da tempo fatto la sua scelta. Mandorlini evidentemente.
2) La malattia del presidente. Lo so che non è bello parlarne, ma è un grosso problema. Martinelli, purtroppo deve essere concentrato sulla sua malattia che lo costringe a lunghe degenze in ospedale. Diciamoci la verità: una persona normale avrebbe buttato tutto a mare molto prima. Martinelli, invece, ha trovato nel Verona una fonte inesauribile di vitalità. Ma inevitabilmente l’assenza di Martinelli, ha nuociuto sulla vita societaria. Emblematico l’imbarazzo di Magnani e Siciliano dopo la dichiarazione di Setti. “Non sappiamo nulla, non possiamo dirvi nulla perchè non abbiamo parlato col presidente”. Il problema è che non era una frase di circostanza per prendere tempo. Era drammaticamente vero.
3) Arriva Setti. Pare l’unico in grado di aiutare Martinelli. È vulcanico, rampante, entusiasta. Guida aziende in espansione, il calcio farà bene al suo ego e al suo business. Martinelli ne è rimasto conquistato. Il presidente lo fu anche di Parentela e questo, se vogliamo, non è un gran biglietto da visita. Setti ha parlato, parla, parlerà. Vuole smorzare gli ardori di Mandorlini. Al Corriere di Verona ha dichiarato: “Serve più collegialità, non esiste che un direttore sportivo non vada nello spogliatoio”. Per questo ha già un allenatore di scorta: Devis Mangia, che il nuovo direttore sportivo Sogliano aveva portato alla Primavera del Varese. Forse è solo una tattica per limitare il “potere” di Mandorlini che per i veronesi è una sorta di profeta. È bene che le parti si parlino in fretta e si chiariscano. E se avessero anche un solo dubbio, lo cancellino immediatamente. Per evitare tensioni e crisi durante l’anno. È chiaro che non si può prescindere da Mandorlini. Setti lo sa benissimo. Dovesse cambiare partirebbe col piede sbagliato e con i tifosi contro. Ma, d’altro canto, è giusto che la proprietà si faccia sentire, impedendo al tecnico di esporsi in maniera brutale come ha fatto Mandorlini in questi anni, anche per compensare a deficienze strutturali e comunicative.
4) Non più outsider. Il Verona quest’anno ha goduto di un’invidiabile privilegio. Ha giocato da outsider. Nessuno ha chiesto ai giocatori e al mister più di una salvezza tranquilla. E ciò ha sgravato la squadra da responsabilità eccessive. Forse non è un caso che il Verona ha dato il peggio di sè proprio quando le gare valevano doppio. Il prossimo campionato non sarà così. Il Verona partirà con i favori del pronostico, sarà una delle squadre da battere, in pole-position. Deve tenerne conto Setti e la nuova proprietà. Ci aspettiamo grandissime cose da lui e dal mercato. L’obiettivo non può che essere uno solo. L’immediata conquista della promozione.

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