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UNA BRUTTA STORIA

Da qualunque parte la si giri è una brutta storia. Brutta e triste. Il mancato rapporto tra Gibellini e Mandorlini, le accuse, i dispetti, un anno ad alta tensione e adesso lo sfogo finale del ds. Non mi va, francamente, di tifare per uno o per l’altro. Più che ai demeriti dei due ho sempre cercato di guardare ai meriti che entrambi hanno avuto. Enormi quelli del mister che ha preso una squadra alla deriva e l’ha portata prima in B e poi ad un passo dalla A. Grandi anche quelli di Gibellini che ha scoperto buoni giocatori e ha costruito un Verona che può anche durare nel tempo. C’è però un fatto, assoluto, che non deve distogliere l’attenzione. A forza di parlare di Gibellini, di Mandorlini, di sfoghi e di accuse c’è il rischio di dimenticarci che tutto questo avviene sulla pelle dell’Hellas Verona. Che continuerà a vivere anche dopo Mandorlini, Gibellini, Martinelli e tutti coloro che per un anno, due o dieci vestono questa maglia. Ecco, secondo me in molte delle vicende di questi anni, purtroppo il Verona è sempre stato messo all’ultimo posto a beneficio delle tante piccole posizioni personali, di uno o dell’altro. E questo è stato uno dei mali che ci hanno massacrato. Questo è successo essenzialmente per un motivo: la debolezza della società. Debolezza strutturale, incapacità di far valer le proprie ragioni. Quando senti cose come quelle che ha detto Gibellini questa mattina, ti chiedi in che razza di mondo siamo capitati. Bastavano dieci minuti e grande risolutezza per risolvere la questione anche a costo di prendere drastiche decisioni, giuste o sbagliate che fossero. Ma mai si doveva arrivare ad un tale livello di bassezza.

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