Siamo alle comiche finali. La squalifica di Mandorlini con la conseguente punizione accessoria che sa di lavoro socialmente utile (ripetere per sette gare, una vuota e idiota dichiarazione di pentimento durante le interviste pre e post gara) é l’ultimo atto di un movimento allo sbando, incapace di guardare alla trave che ha nell’occhio, abilissimo a scovare la pagliuzza.
Con la capacità di una colf che mette la polvere sotto il tappeto invece di aspirarla, il calcio italiano ha inventato questa ennesima ipocrita buffonata per nascondere i suoi mali. A pagare naturalmente é Mandorlini, ormai assunto a ruolo di antipatico per eccellenza, un perfetto mostro da additare alla pubblica opinione, un mostro che deve essere riportato immediatamente sotto l’ombrello della correttezza e dell’onestà.
Poco importa che Mandorlini sia stato picchiato a Salerno, insultato ovunque, provocato a Varese e a Cittadella. Lui é il colpevole. É un po’ la storia del tifo veronese, ormai diventato un capro espiatorio perfetto così che un corteo con donne e bambini viene attaccato, si ribalta la realtá e subito si colpevolizza Verona e i veronesi.
Per caritá: nessuno dice che qui vivano santi. E Mandorlini doveva risparmiarsi quelle corna di Cittadella, se non altro per la penosa cornice vuota di nulla del Tombolato.
Ma qui si continua a fare del doppiopesismo. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Oggi sulla Gazzetta vedo giganteschi striscioni appesi a Napoli: allora si possono portare dentro ad uno stadio? E Mazzarri mostra una maglietta con i nomi di due giocatori squalificati per il calcioscommesse. L’avesse fatto Mandorlini con Ferrari e Pesoli, cosa avrebbe fatto la giustizia sportiva?
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