Torna al blog

VERONA, DOVE SEI?

Giá visto. Come un dejavú. Con il solito amarissimo retrogusto della beffa. Giochi bene, non segni, sbagli l’impossibile, poi ti spegni come un’esangue candela. Black-out. Finish. The end. Il Verona butta nel cesso l’ennesima occasione di dare un senso ad un campionato che rischia l’anonimato e se va avanti cosí, anche il fallimento. Ormai non é più un caso e attaccarsi solo agli episodi é un esercizio inutile. Si tratta di capire, anche se si fa fatica. Come mai tre squadre mediocri, facendo lo stesso tipo di gara, hanno vinto? Il perché é da ricercarsi dentro il dna di questa squadra che non ha il sacro fuoco della rabbia, dell’orgoglio, nemmeno quello della cattiveria. É una squadra “ina” nel senso di “bellina”, “bravina”, “fortina”. La cosa incredibile é che il Verona non ricalca più l’indomito carattere del suo allenatore, quello guerriero e pugnace che abbiamo conosciuto, e, alla prima difficoltà, si scioglie come neve al sole, forse di testa, ma forse (e qui é piú preoccupante…) di gambe. La birra finisce, il titic titoc rimbomba nell’aria innocuo e l’irritante Cutolo del momento ci va dentro a nozze.
A proposito di Cutolo: perché farlo diventare un eroe, cadendo nella sua trappola? Perché non lasciarlo nella sua mediocritá, invece di costruirgli uno stadio che alla lunga é diventato una molla per loro? Era nessuno, l’abbiamo fatto diventare qualcuno.

8 commenti - 13.514 visite Commenta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

code