Comincio subito dichiarando il mio conflitto d’interessi: sono un estimatore di Juanito Gomez. I miei giudizi, quindi possono essere condizionati da questa premessa. Ritengo Gomez uno dei tre migliori giocatori della rosa del Verona. E’ uno di quelli che possono giocare in serie A. Detto questo, come personale estimatore dell’argentino, non posso essere contento del suo campionato. Dopo i 14 gol della scorsa stagione, mi aspettavo un Gomez ancora più prolifico in fase realizzativa. Invece Juanito è fermo a quota sei, ha tirato quattro rigori, uno l’ha sbagliato. Non è tanto quel rigore fallito a Sassuolo che mi porta a giudicare Gomez negativamente. L’errore ci sta. Avrebbe potuto sbagliare Cacia e nessuno avrebbe detto niente. Gomez si è preso una bella responsabilità. Noto invece un’involuzione generale. Sembra quasi che Juanito faccia sempre la cosa sbagliata. E solitamente è l’ultima cosa. Per esempio: contro il Crotone fa fuori mezza squadra avversaria, entra in area, può tirare e scarica il pallone al compagno, quasi per togliersi di dosso l’incombenza. Perché? E’ chiaro che Gomez sente la pressione. L’anno scorso era l’uomo mercato del Verona, ora è in discussione all’interno della propria squadra. C’è chi dice, e con un po’ di ragione, che Mandorlini lo faccia giocare troppo largo. E’ vero pure che la presenza di Cacia e non di Ferrari al centro dell’attacco, costringe il Verona a giocare in modo diverso. Se avete notato a Grosseto, quando Iron Nick tornò a guidare l’attacco, Gomez pareva essere quello dello scorso anno. Nel giudicare Juanito bisogna anche tenere presente il lavoro sporco che è costretto a fare. Quanti ripiegamenti fa ogni partita? Quante diagonali difensive? Spesso lo si trova a ridosso della nostra area di rigore e raddoppiare sull’esterno avversario. Questo è sinonimo di grande intelligenza e generosità. Se il Verona prende pochi gol è anche merito di Gomez. A Sassuolo, con la testa fracassata, con il peso del rigore sbagliato, ha continuato a giocare e alla fine è risultato uno dei migliori nell’assalto finale. Per questo Mandorlini lo ha tenuto dentro. Juanito non è un giocatore che bacia la maglia. Che balla dopo un gol, che promette faville, che fa il ruffiano con i tifosi. E’ umile, motivato, sensibile. L’affetto se lo conquista con i fatti. Diamogli fiducia. Ci ripagherà.
Gianluca Vighini
Gianluca Vighini inizia giovanissimo a perseguire la sua grande passione: il giornalismo. Già a 16 anni collabora con Tele Valpolicella dove si occupa di sport e conduce varie trasmissioni sportive.
Dopo la maturità classica si iscrive a Scienze politiche e inizia a collaborare con il Gazzettino e la Gazzetta dello Sport. A 21 anni, dopo essere diventato giornalista pubblicista, viene assunto dal gruppo Telenuovo dove inizialmente è redattore al settimanale Nuovo Veronese. Qui cura le pagine sportive e di cronaca bianca. Nel 1987 inizia anche a collaborare con la televisione. Nel 1988 entra nella redazione di Telenuovo dove diventa giornalista professionista a 25 anni. Si occupa di cronaca nera seguendo, tra l’altro, il rapimento di Patrizia Tacchella.
Nel 1991 partecipa alla nascita del Nuovo Veronese quotidiano di cui diventa il responsabile delle pagine sportive seguendo come inviato l’Hellas Verona.
Nel 1998 diventa caporedattore di RTL Venezia, costola regionale di RTL 102.5. Dopo una breve esperienza a Roma dove dirige le pagine sportive di Liberazione, torna a Telenuovo dove inizia a condurre varie trasmissioni sportive e in coppia con Luca Fioravanti, vara il tg sportivo Tg Gialloblu. Su indicazione dell’azienda fonda anche Tggialloblu.it, il primo sito sportivo veronese.
Dirige e conduce la popolare trasmissione Alé Verona e ha ideato la trasmissione Supermercato. Da aprile 2021 è il direttore delle testate online di Telenuovo.
E’ anche un grande appassionato di cucina.
Lascia un commento