Non si può morire perché si va in trasferta a seguire la squadra del cuore. No, non è giusto. Se poi si rischia di morire perché una porta di un bus cede, perché 130 persone vengono stipate in un carro bestiame, perché non si è in grado di organizzare una trasferta, è veramente uno schifo. Giorgio Leoni è un ragazzo, un uomo di 43 anni. E’ caduto da un bus fatiscente lanciato in una folle corsa verso lo stadio, non è stato nemmeno raccolto. Sta lottando tra la vita e la morte e ha due figlie. E’ tifoso dell’Hellas Verona e come noi ama follemente questa squadra. Spero che la verità venga a galla e che non ci siano coperture di sorta. Questo Stato, (lo scriviamo da cittadini ancora con la S maiuscola, nonostante tutto) proprio a Genova, in una scuola, ha scritto una delle pagine più vergognose, umilianti e inquietanti della sua storia. Ora di storia ce n’è un’altra, più piccola, meno importante forse. Ma noi non molleremo di un centimetro per sapere la verità. E intanto complimenti ai giornalisti del Secolo XIX, giornale genovese, che hanno raccontato e fatto vedere senza reticenze quello che è successo. Mentre altri hanno subito cercato di fornire notizie false per coprire all’italiana le solite responsabilità.
#forzaleo, non mollare.
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