Sarà un topic un po’ più lungo del solito. Mi scuso. Spero abbiate la pazienza di leggere fino in fondo. Verona e il Verona si appresta a giocare una partita diversa dalle altre, molto diversa, una gara che le nuove generazioni, quelle che hanno vissuto con astio la rivalità con il Chievo vedono come la Sfida, con la esse maiuscola.
Comincio col dire a questi ragazzi, che non è così. Una Sfida con la esse maiuscola è una partita che fa parte della Storia di una società. Troppo diverse e distanti le storie di Verona e Chievo per poter essere definita una gara storica. Il vero derby è col Vicenza, lo diciamo non per senso di superiorità ma a testimoniare che il Verona ha una storia tutta diversa rispetto al Chievo che lasciò i colori biancoazzurri per assumere il gialloblù proprio per “omaggiare” la prima squadra della città, cioè l’Hellas Verona, o il Verona, come ricorda anche Franco Bottacini nel suo libro che racconta la storia del Chievo. Non c’è dubbio che il Verona e solo il Verona abbiano sempre rappresentato la città in 110 anni di storia. Lo ha fatto anche scendendo di categoria, anche in Lega Pro, quando il Chievo era in serie A.
E’ proprio in quel momento (Verona al minimo storico, Chievo al suo massimo) che la rivalità ha finito di cessare. Cos’altro devono dimostrare il Verona e i suoi tifosi dopo quel periodo? Quando tu sei in 11 mila in Lega Pro, in 5 mila per una gara che vale la salvezza in C2, mentre dall’altra parte non riesci neanche a essere in 10 mila in serie A, la rivalità per il primato cittadino, finisce di esistere.
Ho polemizzato in passato con il Chievo. Purtroppo sono stato frainteso. E spero ora di fare chiarezza. Ho polemizzato soprattutto con coloro che tifavano per le due squadre. Quel pubblico che va allo stadio “per vedere la serie A”. Cerchiobottisti, rappresentanti del vizio italico di stare sempre con il vincente di turno. Tranne poi abbandonarlo alle prime difficoltà. Anche oggi provo una sorta di disprezzo per chi ha la doppia tessera e alla domenica va a vedere il Verona e il Chievo. Li considero opportunisti. Era a quel pubblico che il Chievo si rivolgeva. Ed è quel pubblico che, come era facile prevedere, ha tradito Campedelli in questi anni. Non so se siano tornati a vedere il Verona costoro. Francamente spero di no. Ma ho l’impressione che si annidi proprio in mezzo a questo pubblico chi critica Mandorlini, chi storce il naso un minuto dopo che è stata data la formazione, chi fischia un nostro giocatore.
Affermo, con altrettanta sicurezza, che ho grande rispetto, per chi ha scelto il Chievo come squadra del cuore. Chi la segue in trasferta, siano sei, dieci o dodici. Non mi piace il dileggio in questo senso. E’ vero: la North Side in certe domeniche fa quasi tristezza, ma quei ragazzi che sono lì, soffrono per la loro squadra, la seguono ovunque, e quindi meritano quantomeno l’onore delle armi. Non so se cresceranno. Ma per loro il Chievo ha lo stesso valore che ha per noi l’Hellas Verona.
Non sopporto invece, quella sorta di superiorità etica e morale con cui la tifoseria clivense ha voluto vestirsi in questi anni. Come se qualsiasi tifoso del Verona fosse cattivo, razzista, maleducato e loro un’isola felice in cui il bon ton, il galateo e il fair play la facessero da padroni. Questo ha contribuito, anche per aiuto di alcuni mezzi di informazione cittadini che hanno volutamente fatto passare questo messaggio, a creare quell’immagine negativa del Verona che poi si è ripercossa sull’intera città. Nessuno ha mai messo in risalto abbastanza l’interminabile applauso post retrocessione in C. Le grandi trasferte con migliaia di persone senza che nulla succedesse. Il civile comportamento anche dopo un torto vergognoso perpetrato dall’arbitro Massa in una gara che valeva la serie A. Mi chiedevo in questo giorni cosa sarebbe capitato al malcapitato fischietto di Imperia se si fosse comportato così a Nocera…
Il Chievo ha un limite: è come un partito personale, non radicato nel territorio. Che fine farà il giorno in cui Campedelli dovesse decidere di ritirarsi? Il Verona, viceversa è radicato nel territorio, nel popolo, ancora prima delle istituzioni. Solo negli ultimi anni, finalmente, qualcuno ha deciso che l’Hellas era una realtà importante. E il merito è proprio della gente che l’ha sempre sostenuto. Nonostante questo, quando Agsm decise di sponsorizzare il Verona, le polemiche si sono sprecate, mentre tutti sono rimasti zitti quando la Banca Popolare, pur attraversando difficoltà e con le azioni in caduta libera (risparmi delle famiglie veronesi in molti casi…) elargiva abbondanti sponsorizzazioni al Chievo. Su questo argomento anche Campedelli avrebbe dovuto usare il buon senso e quantomeno evitare di commentare seguendo il vecchio consiglio del padre appeso nella sede di via Galvani.
Evito qui di parlare, perché l’ho già fatto, dell’assurdo tentativo di sostituire la storia del Verona, sovrapponendosi con simboli, colori, persino assumendo molti giocatori, tecnici e dirigenti che facevano parte della storia del Verona. L’errore più grande di Campedelli a mio avviso.
Per chiudere questo lungo intervento: penso che l’unico che veramente tiene a questa partita sia proprio Campedelli. E’ il Chievo che si “nutre” della storia del Verona e non viceversa. Ed è il Chievo che battendo il Verona scriverebbe una ulteriore pagina nel suo libro. Per il Verona sarà solo una gara diversa. Bella, affascinante e pericolosa come molte altre di questo campionato. E’ persino superfluo, quindi, dire che la gara andrà vissuta solo ed esclusivamente sugli spalti. Dove il Verona non avrà nessuna difficoltà a vincere. Come sempre.
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