Per un attimo ieri sera ho rivisto gli occhi della tigre. Ma sì, lo sapete benissimo: quelli che aveva Mandorlini in Lega Pro, prima di Sorrento, prima di Salerno, prima della cura di Giovanni della Casa e l’imposizione del Galateo per tecnici bravi, affidabili (ma un po’ finti…). Gli occhi che avrei voluto vedere prima della gara con il Chievo, che nello spogliatoio, comunque, avranno visto tante volte.
Non cambio idea sulla gara di ieri sera, idea che ho raccontato al Tggialloblu. Abbiamo perso 4-1 ma il risultato è bugiardo. Eravamo 2-1 all’80 e c’era un rigore per noi (altro che presunto fallo di mano come riporta nascostissimo tra le righe la Gazzetta stamattina…).
Però è anche vero che il Verona viaggia a medie di quattro gol a partita e che ha una svagatezza insensata. Mandorlini che ha giocato nelle grandi e sa vincere, ha capito che era il momento di non dare pacche sulle spalle. Ed allora ecco la sua arrabbiatura, per niente finta e artificiale.
E’ tornato il Mandorlini dagli occhi di tigre e ora, speriamo che anche la squadra lo segua. C’è una battaglia da vincere con l’Atalanta. E’ anche un problema di concentrazione se è vero, come notavano ieri sera in tribuna il presidente Setti e il dg Gardini, che preso un gol ne arriva subito un altro.
Qualche minuto di follia, ma così, in serie A, non vai da nessuna parte. Forse, e tolgo il forse, i 22 punti ci hanno riempito la pancia, anche inconsciamente, e la poca abitudine alla lotta ha fatto il resto. Ho scritto dopo Firenze che la squadra è in crisi perché dopo tre sconfitte non poteva che essere che così. Ora le sconfitte consecutive sono quattro, abbiamo preso un’armadio di gol, la rotta va invertita. La gara con l’Atalanta non è una passeggiata, lo sappiamo. Loro hanno l’abitudine a lottare e a graffiare. Ma per fortuna da noi è tornata la tigre.
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