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L’URLO

Ho il telefono in mano e dico qualcosa allo studio. Vedo Gomez volare come se fosse un angelo in cielo. Sento alle mie spalle un urlo di diecimila persone, un’onda d’urto che mi butta in campo. É gol. Vedo Mandorlini ballare. Sono in piedi. Vorrei buttarmi di sotto, se fosse possibile. Abbraccio tutti. Urlo mille volte finché la voce regge: giustizia é fatta, giustizia é fatta… Lo sapevo, oggi lo sapevo che non si perdeva. Giustizia é fatta perché quando giochi così il calcio non ti tradisce. Lo senti nell’aria. Doveri o non Doveri. Piú forti di tutto, di tutti, degli extraterrestri e degli eredi di Gianni e Umberto Agnelli. La gioia mi travolge e mi pare di tornare bimbo quando intorno a me tifavano tutti Juventus e io godevo quelle (poche) volte in cui la Juve perdeva. Il cerchio si chiude o quasi. Quante ne abbiamo viste di queste rimonte negli anni di Mandorlini. Il mister che annusa l’aria e sceglie il suo Vendicatore. Fu Pichlmann una volta, poi ciccio Lepiller e oggi Juanito, il fido scudiero, mai sufficientemente apprezzato, forse perché poco ruffiano e leccaculo, ma uomo vero, su cui Mandorlini appoggia le sue certezze. Andrea e i suoi ragazzi da leggenda. Squadra di pietra, guidati da Luca il capitano che non si sa bene dove trovi quella voglia, quell’energia, quella corsa, quella voglia di lottare. Quello di oggi é il suo 120esimo gol in A, ma é come se fosse il primo. Il Verona non muore mai e il raggio di sole che entra nello stadio salendo dalla vetta del Baldo é come se volesse festeggiare con noi. Giustizia é fatta, Doveri deve suo malgrado fischiare la fine. Guardo il cielo, la Curva, le bandiere. É finitaaaaa… Studio… Mi sentite ancora?

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