Foto dal Brasile. Sobral è un posto sperduto lontano dalla civiltà, gente povera, poverissima. In una hall di un’hotel, unica frontiera tra un mondo che lì non esiste e una realtà fatta di stenti, Juan Manuel Iturbe saluta i compagni. Con il suo sorriso contagioso, la sua voce pungente e intelligente. Itu torna a casa. Non ha giocato un minuto in Brasile, e si capisce il perchè. Il Verona ha appena speso quindici milioni di euro per prenderlo, anche una banale distorsione sarebbe stata un dramma. E sia chiaro: Itu avrebbe voluto giocare perchè il Gaucho ha il sangue del guerriero. Visto con i nostri occhi: vuole vincere sempre, è un guappo dentro e quando in una chuurascheria dove ha mangiato la squadra si è alzato in piedi sulla sedia, e ha ringraziato tutti, i compagni e il mister, in mezzo ai sorrisi c’è stato anche qualche luccicchio negli occhi. E’ chiaro a tutti che Itu se ne andrà. Sono le leggi del calcio. E in questo c’è un’amarezza di fondo perchè vorresti che un giocatore del genere non se ne andasse mai dalla tua squadra del cuore. E’ stato comunque bello vederlo crescere, maturare, esplodere. E’ diventato a Verona un giocatore vero. Un campione. Avesse giocato un campionato così nella Roma o nel Milan potrebbe valere 50, 60 milioni. Il Verona neopromosso non ha ancora questa valenza e si dovrà “accontentare” di trenta milioni. Che sono tantssimi, un’operazione capolavoro di Sogliano che ha preso Iturbe a costo zero, in prestito e poi ha messo a segno l’affondo.
Itu con il trolley in mano ha preso il volo. Persino Toni s’è fatto un selfie con lui prima di salutarlo. Buon viaggio campione.
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