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L’IGNORANZA E IL CATENACCIO

Il catenaccio si affaccia in Italia nel campionato di Serie A 1941-42 con Mario Villini, allenatore della Triestina. Nel Campionato Alta Italia del 1944, Ottavio Barbieri fa adottare il catenaccio alla sua squadra, VV.FF. La Spezia, che sorprendentemente vincerà la competizione, imponendosi sul Torino di Valentino Mazzola. Giuseppe “Gipo” Viani, nel torneo di Serie B del 1946-47 schiera la sua Salernitana con il catenaccio, ottenendo una lusinghiera promozione in Serie A.

La stampa sportiva conia il nome di “Vianema” per indicare la tattica della squadra campana. Alfredo Fonisarà il primo tecnico a vincere uno scudetto utilizzando il catenaccio. Nel campionato di Serie A 1952-53 applica questa tattica all’Internazionale, schierando il terzino destro Blason nel ruolo di libero ed arretrando l’ala destra Armano a terzino. Ma i più grandi interpreti del catenaccio in Italia furono Nereo Rocco ed Helenio Herrera.

Nereo Rocco fu tra i primi ad applicare il catenaccio in Italia, fin dal 1946-47, sua prima stagione come tecnico della Triestina. Il modulo di Rocco, cui talora ci si riferisce come il “vero” catenaccio, prevedeva comunemente una formazione del tipo 1-3-3-3 con un atteggiamento rigidamente difensivo. Alcune variazioni sul tema prevedevano schemi come l’1-4-4-1 e 1-4-3-2. Valendosi di questo schema Rocco riuscì addirittura a portare la squadra giuliana ad un sorprendente secondo posto finale nel campionato 1947-48, ripetendosi dieci anni dopo col Padova, giunto terzo nella stagione 1957-58. Una volta passato sulla panchina del Milan, riuscì a vincere nel decennio dei sessanta due titoli italiani, due Coppe dei Campioni, una Coppa intercontinentale ed una Coppa delle Coppe.

Negli anni sessanta Helenio Herrera vinse tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali con l’Internazionale. Il modulo di Herrera prevedeva lo schieramento di tre difensori cui erano assegnati compiti di stretta marcatura sull’uomo con un libero alle loro spalle. Davanti al pacchetto arretrato si posizionava un regista capace di lunghi e precisi passaggi per superare il centrocampo avversario e servire i centrocampisti avanzati e le punte.

(da wikipedia, IL CATENACCIO IN ITALIA)

Ps. Il Verona mi è piaciuto molto e meritava molto di più contro la Roma.

Ps2: Se il giornalista di Roma intendeva essere dispregiativo con la domanda sul catenaccio a Mandorlini, cioè su una delle più nobili tattiche del calcio italiano, si faccia una cultura. E si vergogni.

 

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