I punti sono come il denaro: non puzzano mai. E non importa come arrivano. L’importante è che arrivino. Questo è il fine ultimo del calcio. Il timido e malaticcio Verona di Empoli torna con un punticino che alla fine del campionato sarà un buon punto. Chiariamoci: nessuno chiede a questa squadra qualcosa più della salvezza. Ormai lo abbiamo capito. Però tra questo Verona e quello che prometteva ben altre cose ad inizio stagione qualcosa è successo. Non so cosa. Credo sia un impasto tra infortuni, sfortuna, tensione da prestazione, limiti tecnici, testardaggine del tecnico.
Mandorlini non appare convinto. Non lo è nelle interviste pre gara, non lo è dopo. E’ nervoso, dice che il punto lo ha soddisfatto però non sopporta nessuna domanda. Resta un enigma la risposta su Rafael. E’ titolare ma gioca Benussi. Non l’ho capita.
L’impressione è che il mister stia aspettando che la bufera in qualche maniera passi, che le cose girino diversamente, che i fili si riannodino. Ma intanto il tempo scorre e il Verona fa sempre più fatica, come il suo condottiero, che ha meno gli occhi da tigre e appare un po’ stanco. E’ umano dopo tante battaglie, molte delle quali vinte. Il problema è che noi abbiamo bisogno del miglior Mandorlini, quello che va alla guerra e che non sbaglia mai due gare di fila, che durante la settimana ricrea il clima partita e alla domenica si vede tutto in campo.
Quando tempo è che questo non succede? Perchè la squadra non risponde più alle sollecitazioni? E ci sono ancora queste sollecitazioni oppure nel blindato fortino di Peschiera gli allenamenti sono più blandi e la routine, pessima consigliera nel precario mondo del calcio, ha preso il sopravvento? Chiedo non per spirito di polemica, ma per capire. Perchè altrimenti non si riesce ad avere un’idea di un Verona che parte bene e finisce male, di una squadra che non riesce a tenere novanta minuti la stessa intensità, di infortuni a catena.
Ultima nota: arriva il mercato. Non mi aspetto colpi roboanti, ma concretezza. Giocatori pronti per Mandorlini, che non avrà più alibi. Non possiamo permetterci altri casi Saviola. Il rischio questa volta è troppo alto.
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