Non credevo fosse possibile che ci potesse essere un gialloblù capace di avvicinarsi alla grandezza degli eroi dello scudetto. Nessuno era neanche lontanamente paragonabile a quelle specie di semidei che sono appartenuti alla nostra adolescenza. Elkjaer, Briegel, Elkjaer, Tricella, Volpati, Sacchetti e Nanu Galderisi… erano come gli dei dell’Olimpo, mitici esseri per sempre scolpiti nelle nostre anime di tifosi del Verona.
Poi venne Luca Toni. E lui ci è riuscito. Spero che i ragazzi di oggi ne stiano apprezzando la grandezza sportiva, così come io e i miei amici quando avevamo vent’anni, guardavamo alle gesta dei nostri eroi.
Luca Toni, appartiene di diritto, alla schiera di questi grandissimi della storia del Verona. Il fatto che abbia raggiunto e superato uno come Elkjaer nelle segnature con la maglia dell’Hellas non è un fatto solo statistico.
Si è al cospetto di un giocatore immenso, infinito, ma anche uno di quei giocatori che quando li incontri capisci che il loro spessore, umano prima che agonistico, è molto profondo.
Lo penso anche al giovedì sera, quando ho la fortuna di avere al mio fianco, un grande campione come Nico Penzo. Ogni volta che bomber Nico apre la bocca ed esprime un parere, al microfono o fuori, capisco che non fu casuale il suo record e che la sua valenza umana vale anche di più del suo peso come giocatore.
Lo stesso è per Toni. Ho avuto la fortuna di conoscerlo al di fuori del campo, di osservarlo da vicino e di capirne tutto lo spessore. Ciò che si vede sul campo, i record, i gol, altro non sono che la sua vita. Un ragazzo solare, sorridente, attaccato ai valori, che sa dare importanza ai soldi, che sa da dove viene, che ha imparato a stare al mondo e che è stato ed è un costante punto di riferimento per il Verona.
A volte quest’anno, quando le cose andavano veramente male, mi chiedevo sinceramente chi glielo faceva fare. Lui campione del mondo, lui che ha vinto ovunque, lui che poteva fregarsene. Invece, c’era lui a Torino dopo i dieci gol con la Juve a rincuorare tutti i compagni e a metterci la faccia e pensate che voleva presentarsi pure dopo la gara con il Genoa, quando invece qualcuno gli disse: “No, Luca, oggi non è giusto che vai tu”.
E c’era lui al ritorno del pullman a Peschiera quando i tifosi vollero giustamente guardare negli occhi la squadra che stava precipitando. E fu lì che qualcuno gli disse: “Ti te sì l’unico che non g’ha da domadar scusa…”. Ma lui era il capitano e andò davanti a tutti per difendere i suoi compagni.
Toni ha un valore che va al di là dei gol e delle prestazioni eccezionali sul campo. I suoi parti-toni con la maglia del Verona sono ormai nella nostra memoria, così come le cavalcate di Elkjaer, i lanci di Di Gennaro, i bolidi di Briegel, i gol del Nanu. Nella storia, come solo i grandi sanno entrare. E chissà se siamo alla fine, oppure questo è solo un nuovo inizio di una storia (quella di Luca), che forse non ha ancora visto i titoli di coda. Infinita, appunto.
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