L’unico a sgombrare il campo dai dubbi è stato Mandorlini. “Fosse per me rimango a Verona”, Mandorlini è stato chiaro. Se Setti deciderà di tenerlo lui è disponibile. Ma ancora non si sa nulla di tutto il resto. E le parole del presidente di questo pomeriggio non è che abbiano fatto chiarezza. Il Verona è un cantiere aperto. Di sicuro (almeno su questo Setti ha sgombrato il campo), il Verona non sarà ceduto.
Pur essendo una “società appetibile” (parole del presidente) il Verona resterà nelle sue mani. Ma con chi lavorerà Setti non si sa. Tranquillizzando la piazza il presidente ha detto: “State certi che ci saranno un direttore generale, un direttore sportivo e un allenatore”. Ma non si sa ancora se queste figure saranno Gardini, Sogliano e Mandorlini.
Il presidente ha annunciato da adesso in poi una riflessione (ma fino ad oggi che cosa ha fatto?) che dovrebbe condurre alla chiarezza. Dato scontato il confronto giornaliero con Gardini per l’ordinaria amministrazione e ricevuta la disponibilità a restare di Mandorlini, il presidente si riferisce evidentemente a Sogliano, il suo cavallo di razza. C’è poco da girarci attorno. E’ Sogliano l’uomo in bilico oggi nel Verona.
La figura di Sogliano è centrale. Dalle sue scelte e dalla sua autonomia, dalla capacità di Setti di interfacciarsi con lui e di delimitare le competenze, dipende il Verona del futuro. Solo attraverso questa primaria scelta si potrà conoscere che Verona verrà fuori.
La scelta dell’allenatore dipenderà da questa mossa. Setti e Sogliano hanno composto una coppia tra le più affiatate del calcio italiano. Sufficientemente pazzi e visionari hanno disegnato questo Verona vincente. Sogliano ha rappresentato un punto di riferimento anche per Mandorlini e lo spogliatoio. Sogliano però non si può imbrigliare. Essendo un cavallo di razza va fatto agire e anche sbagliare. Tanto alla fine i vantaggi saranno sicuramente più degli svantaggi come dimostrano i colpi a ripetizione fatti in questi anni.
Sogliano è una certezza, questo Setti lo sa. E lo è a maggior ragione Mandorlini con cui il presidente non ha mai veramente legato. I due si sono sopportati, ma non sono mancate le frecciate da ambo le parti. Tra loro ha vinto la ragione di stato, per fortuna, e quindi il bene del Verona. Ma a Setti il Verona timoroso e che difende a ridosso dell’area non è mai piaciuto, mentre Mandorlini non sopporta le “frecciate” del presidente.
Più in generale questo gioco delle parti, anche stucchevole ha stufato e non potrà reggere un’altra stagione. Se Mandorlini vuole restare, lo deve fare sapendo come agisce la società. Che, alla pari di Fiorentina, Genoa, Sampdoria e persino il Milan, non può nel calcio di oggi permettersi di non cedere i pezzi migliori e di non cambiare interpreti ad ogni anno. E se Setti tiene Mandorlini lo deve fare veramente convinto, non per “scaricare” sempre la colpa sul mister o per fare la bocca storta davanti al gioco del Verona.
Se Setti, quindi, ricomincerà da Mandorlini (a prescindere da Sogliano) lo dovrà fare non tanto perchè “costretto” dalla piazza, ma perchè realmente convinto. Mandorlini non ama cambiare, sposa alcuni giocatori, altri li rende inservibili. I giovani li lancia con calma, perchè un giocatore diventi un “suo” giocatore serve almeno una stagione (vedi Jankovic).
Mandorlini però vince, centra gli obiettivi, permette al Verona di restare in serie A. Questo è inconfutabile. E non costa poi moltissimo rispetto ad altri suoi colleghi più blasonati (e forse meno vincenti…). Ha però bisogno di essere “pungolato” “stimolato” e quest’opera (a volte anche logorante) l’ha fatta Sogliano. A volte esternamente (conferenza pre Firenze), più spesso internamente.
L’ago della bilancia è proprio il presidente. Decidesse di “sposare” altre vie, il rischio è altissimo.
Setti tutto questo lo sa e sa anche che cambiare anche una virgola di un Verona che in tre anni ha vinto molto può costare tanto. A lui e al Verona.
Buona decisione, presidente.
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