La notizia che il Verona piace agli americani non arriva improvvisa. Era annunciata. Dopo tre anni di “sviluppo” e “programmazione” suonava troppo strano questo impasse in cui il presidente Setti aveva messo la società.
La “fibrillazione” non è nata per caso, nè perchè a Verona siamo masochisti. Era dettata dal fatto che l’Hellas ha una dirigenza (e un allenatore) completamente a scadenza. Non è un fatto secondario. Ma comprensibile oggi che la notizia ha fatto capolino.
Fatti alcuni accertamenti e rilevato che “dove c’è fumo c’è arrosto” e quindi che una trattativa (più o meno avanzata, più o meno credibile, vedremo con il passare dei giorni questi contenuti…) esiste (e forse più d’una ma questo è in corso d’accertamento…), si capisce perchè Setti non abbia ancora iniziato (yes, iniziato…) a parlare con i suoi dirigenti.
Ieri la società ha smentito la notizia che in questo campo è una prassi a cui nessuno crede più. Lo hanno fatto tutti (ricordate il Milan, quando le prime indiscrezioni vennero a galla?) e i comunicati lasciano il tempo che trovano. Le trattative sono sempre delicate, ci sono domande e offerte e controfferte.
Far uscire una notizia è sempre un momento in cui si rischia di far crollare tutto. Se dopo quattro mesi qualcuno degli americani ha voluto venire allo scoperto è perchè, evidentemente, sa che non c’è più tempo da perdere. Legittimamente, invece, Setti cercherà di strappare il massimo dall’affare, magari proponendo un prezzo più alto (molto più alto?).
Ma per un attimo ammettiamo che la società e Setti, veramente non siano in vendita. Quale migliore “fatto” per verificarlo, al di là dei comunicati, che far firmare immediatamente i rinnovi ai tre pilastri del Verona vincente di questi tre anni?
Già lunedì, mi aspetto che Mandorlini, Toni e Sogliano firmino i loro rinnovi, magari pluriennali, come meriterebbero. Miglior smentita agli americani non ci sarebbe.
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