La rabbia per una stagione che rischia di tramutarsi in una lunga serie di se. Se si fosse cambiato prima… Se la società non avesse messo la testa sotto la sabbia… Se gli allenamenti fossero sempre stati intensi… Se avessero sempre corso così… Se non si fosse pensato solo a difendere… Se il recupero dei giocatori avesse avuto un senso e non una lunga serie di “tentativi” a vuoto… Se la sfortuna non fosse sempre stata un alibi…
Una lunga serie di occasioni sprecate e di errori che ha causato il disastro di classifica quasi impossibile da colmare e che si tramuterá quasi certamente a fine stagione in un rammarico gigantesco.
Eppure stasera alla domanda di un telespettatore che mi chiedeva “ma voi ci credete ancora?” ho risposto d’istinto di sì. Contro ogni logica sia chiaro. Credo sia il mio cuore a dettarlo, ma anche le immagini chiare che ho visto oggi al Bentegodi. L’orgoglio che Delneri ha infuso dentro al Verona mi fa credere in un possibile miracolo. Ciò che abbiamo visto contro l’Inter è stato un capolavoro. Un Verona operaio ma che attraverso il lavoro ha ora un senso, un gioco, un carattere, una personalità.
Improvvisamente tutto quello che per mesi s’era detto (la coesistenza di Toni e Pazzini, l’assenza di ritmo, gli allenamenti a porte chiuse) è stato suffragato da Delneri e dal suo lavoro. E dunque, alla fine, non erano i blogger che minavano l’ambiente, nè i giornalisti.
Era il Verona che si era sabotato da solo, attraverso scelte sbagliate se non scellerate. Non fosse così, Delneri sarebbe il capo dei blogger e dei giornalisti non allineati, visto che dice e ripete ad ogni conferenza stampa gran parte degli argomenti che erano tacciati di “cornacchismo”. Qualcuno che ha fretta di accantonare il passato per evitare che i suoi errori vengano messi in luce, sostiene che l’acqua passata non macina più.
Vero, come è vero che la storia racconta responsabilità e svela i colpevoli. Affinchè gli errori del passato non si ripercuotano sul presente e sul futuro.
Ora però si tratta di parlare della salvezza, gravemente compromessa dai fatti precedenti. Ma, incredibilmente, il Verona ci crede ancora e questo va ascritto ai meriti di Delneri, arrivato a Verona per dimostrare di avere ancora qualcosa da dire dopo il Chievo dei miracoli e la Sampdoria delle meraviglie.
Anziano di anagrafe ma giovanissimo per intraprendenza, spirito e voglia di impegnarsi, Delneri ha rivoltato il Verona come un calzino, attuando una “rivoluzione” morbida che ha in pratica contraddetto tutto ciò che era stato fatto in precedenza.
Il 3-3 con l’Inter è stato un compendio del suo calcio offensivo. Unitamente ad un Bentegodi che sa esaltarsi con questo tipo di squadre fino a trascinarle, il Verona ora se la può giocare alla pari con tutti. Con rabbia, ma soprattutto con orgoglio può tenere viva la fiammella della speranza e comunque preparare il domani. Magari con meno presunzione e un pizzico in più di umiltà che nel calcio non guasta mai.
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