Mentre il direttore generale è fuggito verso l’irrinunciabile meta interista, il Verona subisce in ogni partita un torto arbitrale. Diciamoci la verità: niente è meglio del Verona in questo momento per compiere il delitto perfetto. Ricapitoliamo: contro l’Inter (del futuro “chief” ed ex dg), Icardi segna in fuorigioco la rete che rimette i nerazzurri in carreggiata. Contro la Lazio c’è un fallo su Ionita in occasione del primo gol che cambia l’equilibrio del match. Contro il Chievo un rigore inesistente rischia di rovinare la gara perfetta. A Udine un evidente gol in fuorigioco apre la strada all’Udinese in una gara equilibratissima fino a quel momento.
La difesa di un semplice diritto che significa rispetto, capitolo scontato in altre nazioni, non evidentemente nel Palio di Siena chiamato campionato italiano, viene lasciato dalla società all’allenatore e a Luca Toni. Voci, per carità, autorevoli, ma non certo alla pari di un presidente, di un direttore generale, di un direttore sportivo.
Purtroppo il Verona sta zitto in questo momento, privato anche di quella voce che agiva, pare, dietro le quinte. Ma del resto la settimana scorsa tutti erano concentrati a scrivere melensi comunicati grondanti armonia e serenità per salutare un dirigente che abbandonava la nave come uno Schettino qualsiasi, piuttosto che pensare a difendere i propri legittimi diritti.
Non sia un alibi quello degli arbitri per giustificare una stagione costellata di fallimenti. Nessuno chiede niente di più che lo stesso trattamento riservato agli altri. Siamo ultimi in classifica ma meritiamo rispetto. Lo si deve prima di tutto a quel popolo gialloblù che continua a tifare e a crederci come nessun altro.
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