“Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente”.
Da stasera il Verona è in serie B. La matematica non ci condanna, ma la gara con la Sampdoria ha il sapore della sentenza definitiva. Il Verona finisce miseramente la sua corsa nel peggior campionato di sempre in serie A, dopo aver battuto tutti i record negativi. Nemmeno Delneri è riuscito a rialzare questo Walking Dead. L’illusione è durata una manciata di partite. L’acuto nel derby con il Chievo è stata la classica rondine.
Della presunzione di questa società abbiamo già detto. Il problema è che non c’è un minimo accenno ad una seria autocritica. Restiamo al leggendario “Questa è la miglior stagione di sempre” con cui il presidente Setti ha sfiorato il ridicolo, forse nemmeno sfiorato. Con un direttore generale che ha salutato tutti per andarsene all’Inter, armato probabilmente della convinzione che hanno gli uomini che hanno guardato troppo “House of cards” di poter comandare anche da là attraverso qualche pupazzo abilmente infiltrato, con un direttore sportivo che appare a fine corsa, in mezzo alla stucchevole “armonia” dei comunicati, il Verona è sprofondato e non per colpa degli infortuni.
La stagione è stata costellata da scelte sbagliate, con un peccato originale: l’aver voluto cambiare gli assetti di una società che stava funzionando. Una lotta di potere interna a cui il presidente non ha voluto/saputo mettere un freno. Questa è la grande colpa. Il resto è venuto di conseguenza. La scelta del ds, il biennale a Mandorlini con il tutore, uno spogliatoio affidato a se stesso, senza una guida, senza urlacci, senza passione.
In mezzo ad ambiguità, doppi ruoli, contratti quinquennali, medici, convenzioni con unità sanitarie, procuratori, e giocatori arrivati rotti, il Verona è crollato. Il primo a pagare è stato Mandorlini. Ma la lista, statene certi, si allungherà, fino ai giocatori, anche ad un simbolo intoccabile come Luca Toni.
Questa società ha bisogno di ritrovare la strada con una svolta radicale. Paracadute o non paracadute, la serie B è lunga, durissima, una palude da cui emergi solo con la compatezza dell’ambiente, la tenacia, la ferocia, la rabbia agonistica e non con la faccia smarrita e sconfitta che il ds del Verona sfoggiava stasera.
Setti assomiglia sempre più a chi aveva trovato la schedina vincente del superenalotto e l’ha buttata via.
Ps: la citazione iniziale è di Bertolt Brecht.
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