Dice: abbiamo creato tanto. Aggiunge: bisogna essere più cattivi. E’ da agosto che sentiamo queste parole. A turno le hanno dette un po’ tutti nel Verona. La prima volta che le ho sentite credo che fosse la seconda amichevole della stagione con il Sudtirol. Da allora il Verona continua creare tanto (possiamo discutere se con lucidità o con confusione) ma raccoglie sempre meno di quanto semina. E quando, come con l’Ascoli, l’uomo che sposta gli equilibri è assente, finisce 0-0. Purtroppo ed è brutto dirlo, il Verona non cresce mai. Una settimana fa, eravamo qui a scrivere la stessa cosa dopo Brescia. E in genere lo abbiamo sempre detto, persino dopo le goleade.
Uno il coraggio non se lo può dare, diceva Manzoni di Don abbondio, e questo significa che il Verona è una squadra che non ha nelle sue corde la cattiveria. E’ una squadra di “fighetti” e scusate se ripropongo un termine che secondo me calza a pennello (non vorrei peraltro creare troppa pressione con simili termini…). Con “fighetti” intendo dei ragazzi che a volte si divertono a fare il colpo di tacco, il tocco con l’esterno, un triangolo in più per entrare in area fino a dimenticare l’essenza stessa del calcio: il gol. Insomma: una specie di masturbazione fine a se stessa, come se il fine fosse il verificare la supremazia delle cifre del match analysis e non la vittoria e quindi i tre punti. Anche il rigore di Romulo può essere catalogato sotto questo capitolo.
Non so da cosa dipenda. Se sia figlio del modo d’intendere il calcio di Fusco e Pecchia o se sia solo incidentale. Fatto sta che anche con l’Ascoli abbiamo buttato via due punti. E anche con l’Ascoli siamo qui a scrivere nuovamente dei limiti di questa squadra che tutti ravvisano (Pecchia per primo) e però, purtroppo, non cresce mai. Abbiamo visto però un sacco di tocchi d’esterno, di palloni controllati con la suola e di predominio territoriale. E domani il match analysis confermerà che abbiamo dominato. Ma è finita 0-0.
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