Corroborante come un caffè espresso bevuto alla mattina, è arrivato il primo successo stagionale: il Verona ha liquidato per 3-1 l’Avellino. Bene, il risultato, bene la prima vittoria, bene lavorare con entusiasmo, ma non benissimo, come ha cantato uno dei tormentoni estivi.
In realtà sotto il risultato si celano molti problemi. Di condizione, di alternative, di panchina corta, di mercato ancora da completare. A meno di una settimana dal debutto con il Napoli, ci sono molti campanelli d’allarme da non sottovalutare.
Diciamoci la verità: senza il miracolo di Nicolas (molto bravo, ammettiamolo, visto lo scetticismo che lo accompagna), questa serata poteva prendere una piega diversa. Là dietro ancora non ci siamo e quella sensazione di eterno precariato difensivo non accenna a diminuire. Buchel è apparso un Tachtsidis ma molto più lento, Pazzini non l’ha quasi mai beccata. E quando è uscito, al suo posto Pecchia ha messo Bessa, aspettando Godot, cioè la punta che deve assolutamente arrivare (e arriverà).
La nota lieta della serata sono stati gli esterni: ricordate cosa dicevamo a gennaio? Bisogna lavorare su quel settore. Dissero che bastavano Gomez e gli altri, alla fine sono bastati ma abbiamo sofferto come cani.
Ora, in A, sono arrivati Cerci e Verde. E si vede. La qualità è subito aumentata, le giocate e i gol potranno arrivare finalmente anche dalle fasce. Indispensabile visto il gioco di Pecchia e il rischio che l’allenatore si prende alzando il baricentro nella metà campo avversaria.
Verde è un’ottima intuizione di Fusco, Cerci una splendida scommessa. Vederlo così dentro al match ha riempito il cuore di speranza. Ma non sarà sufficiente: anche lì serve un supplemento di mercato, e si spera arrivi Kishna anche per giustificare il “parcheggio” laziale di Caceres. E’ ovvio che l’operazione prenderebbe tutto un altro sapore se arrivasse l’olandese volante.
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