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GAME OVER

Ci sono numeri impietosi che i dirigenti del Verona non vogliono vedere: cinque sconfitte consecutive, il quart’ultimo posto a quattro punti, 29 gol subiti, due scontri diretti già persi di quel “mini girone” in cui dovresti trovare la salvezza, una sola vittoria contro la peggior squadra di sempre in serie A.

Il Verona sta sprofondando, la gara con il Bologna ha sancito la pochezza di una rosa inadeguata. Il “dato tecnico” spiega che il Verona vinceva con il Bologna per 2-1 e ha perso alla fine 3-2: è terribile e non può essere un’attenuante il fatto di essere stati in vantaggio, anzi è solo un’aggravante.

Lo dico a Filippo Fusco che stasera ha fatto vedere il suo talento di avvocato difensore in una causa persa in partenza. L’evidenza delle prove, il campo, la classifica, le cifre dicono che continuare così vuol dire andare a sbattere addosso ad un muro a 200 all’ora. Non parliamo qui di responsabilità o di colpe. Per quello ci sarà tempo. Si parla di prendere la decisione giusta per dare una chance di salvezza al Verona. Perchè così non si può andare avanti. La squadra vive con una cappa negativa sopra la testa e le decisioni della società assomigliano a quell’accanimento terapeutico che persino papa Francesco la scorsa settimana ha giustamente voluto fermare. Qui non si tratta di tenere in vita una squadra, ma di evitargli una lunga e dolorosa morte.

Che altro si può fare se non esonerare l’allenatore? Non vedo francamente via d’uscita, anche se questa è sempre la via più semplice e facile e non sempre la più equa. A mercato fermo e nell’impossibilità di cambiare rosa, ds o società, non resta che provare questa soluzione. Ripeto per l’ennesima volta che mi pare assurdo che un presidente non parli in una situazione del genere. Setti resta in silenzio, avallando di fatto ogni decisione di Fusco. Forse, come ha fatto altre volte, per prendere le distanze quando le cose precipiteranno senza possibilità di ritorno. Ma questo, mi dispiace, non vuol dire fare il presidente e nemmeno l’imprenditore. Ruolo che impone di essere un punto di riferimento e attore principale delle scelte.

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