Poi arriva la gara con la Sampdoria che certifica che le parole non servono se non ci sono i fatti. Pecchia, che nel frattempo è tornato a parlare, sabato diceva che la squadra non è mai stata aiutata. E un po’ è vero se penso ai fischi prevenuti mentre si era ai primi posti in classifica. Ma mi chiedo poi cosa ha fatto questa squadra per essere aiutata? Vince con il Milan e poi fa un disastro a Udine. Crolla con il Crotone in maniera scandalosa e non certo per l’ambiente. Poi vince a Firenze ma ricade in casa con la Roma e poi viene presa a pallate dalla Sampdoria. Come si fa, se non per incredibile atto di fede, a crederci ancora?
Ma questo è il nostro Verona, Il Verona di tutti noi, non di Setti, di Fusco e di Pecchia. E neanche di Mandorlini, Toni o Pazzini. Non lo era di Malesani e di Prandelli prima. Non lo è stato e non lo deve mai essere. E’ il Verona e basta, un concetto che personalmente non abiurerò mai. Ho tifato Verona quando a guidarlo c’era Pastorello, quando è arrivato Cannella, quando Arvedi stava per vendere ad un finto monsignore. Ho tifato Verona a Busto Arsizio e quando al Bentegodi ha segnato Bocalon con il Portogruaro. Ho stratifato Verona quando Martinelli aveva dato il via ad un’improbabile fusione con il Chievo e continuerò a tifarlo, mi siano simpartici o antipatici i personaggi che lo compongono e gestiscono.
Il Verona e non i dirigenti, gli allenatori, i giocatori. E così farò anche stavolta, se non altro per togliere a questi signori l’unico alibi possibile e cioè che la colpa sia dell’ambiente.
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