Mai si era vista una stagione partire in questa modo. Il Verona scappa dalla città, dalla sua gente, dai media. Grosso e D’Amico, le scelte “contro tutti” del presidente Setti, non sono stati presentati. Nè loro, nè la squadra. All’inaugurazione delle nuove maglie, Telenuovo non è stata invitata. Evento privato, la giustificazione. Forse diamo fastidio. Togliamo il forse. Critichiamo come è giusto che sia. E diciamo bravi quando se lo meritano. Non è difficile da capire. Ma Setti ha la querela facile. Ne ha annunciate altre a giornalisti di questo gruppo, per banali motivi. Anche al sottoscritto. Vuole intimidirci, non ce la farà.
Il Verona ha fatto 25 punti nell’ultimo campionato, un disastro, il secondo nelle ultime due apparizioni. Dà fastidio che lo diciamo e lo ricordiamo. La polvere deve andare velocemente sotto il tappeto. Il tifoso è trattato come un essere decerebrato senza memoria. Dovevamo stare zitti, non farlo notare? Per quanto mi riguarda siamo stati anche troppo comprensivi, soprattutto quando Fusco e Pecchia ci raccontavano che avrebbero lottato fino alla fine. Il primo è scappato (o forse non se n’è mai andato…), il secondo si è disintegrato, intrappolato sotto le macerie della penosa squadra che gli avevano affidato e che lui aveva accettato di guidare raccontandoci che era la miglior squadra del mondo…
Invece di cambiare pagina il Verona scappa. Pubblicando foto di un Pazzini felice dopo gli strali che sono volati fino a qualche settimana fa. Come se niente fosse. Tra poco diranno che ci siamo inventati tutto. Pazzini trattato come soprammobile, cacciato al Levante e le dichiarazioni di Fusco e la risposta del Pazzo su Insta. Se Pazzini tornerà il leader che merita di essere e che speriamo che sia, questo aumenterà ancora di più le responsabilità di Setti per la gestione sciagurata del giocatore nell’ultima stagione. Non lo dimenticheremo per due foto sorridenti come altri stanno già tentando di fare dopo aver tirato bordate pilotate all’attaccante.
A Telenuovo abbiamo un unico padrone: il telespettatore e il lettore. Nella nostra televisione, nei nostri spazi non abbiamo mai fatto liste di proscrizione. Tutte le opinioni sono rappresentate. Anche quelle con cui non siamo d’accordo. Soprattutto quelle. Sfido qualcuno, anche dei miei colleghi a dire il contrario. Se qualcuno della società vuole confrontarsi con noi lo deve fare a viso aperto. Accettando le nostre regole: domande libere senza story board che arrivi dall’alto. Non abbiamo mai permesso che uno studio televisivo si tramutasse in una gogna mediatica. Ma nemmeno in un postribolo di leccaculi.
Mettiamo sempre la faccia, non siamo vigliacchi. L’editore è stato partner del Verona e in quel periodo il Verona ha sfiorato l’Europa League e ha portato a casa una salvezza super-tranquilla. Abbiamo trasmesso per primi (e mi risulta ancora oggi da soli) le partite della più bella squadra Primavera che il Verona abbia mai avuto. Abbiamo portato le amichevoli del Verona nelle case di tutti i veronesi gratuitamente. E al terzo anno di quell’accordo, pur partner, abbiamo criticato senza preclusioni quando il Verona naufragava (ed allora in molti considerano quelle critiche eccessive…). Non so quanti qui a Verona, in presenza di un accordo del genere, avrebbero fatto lo stesso. Lezioni di morale in questo senso non ne accettiamo.
Il Verona cresce solo se ci sono le critiche. Questo sfugge a Setti. La nostra opera di controllo è fondamentale. Alza l’asticella. Prendete le magliette. Come mai quest’anno la società dice che sono tornati i colori giusti (cit. Barresi)? Allora vuol dire che erano sbagliati prima… Eppure quando lo dicevamo davamo fastidio e se avessero potuto quegli stessi dirigenti che oggi dicono che erano sbagliati, ci avrebbero querelati o comunque zittiti. Perché quelle critiche davano fastidio.
Non staremo zitti. Ma tiferemo Verona, come sempre, perchè vogliamo troppo bene alla squadra della nostra città, in cui ci troviamo uniti a gioire per una vittoria e a piangere per una retrocessione. Tifare vuol dire anche criticare. Emozioni e delusioni che Setti, Righi, Barresi, D’Amico, Fusco non potranno mai capire.
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