Non mi piace questo giochino: Sogliano contro Mandorlini e Mandorlini contro la società. E’ un retaggio di un vecchio modo di pensare che ahimè a Verona, per tutta una serie di fattori assolutamente indipendenti da noi, abbiamo interiorizzato e fatto nostro. Dire che Mandorlini ha fatto giocare la squadra della serie B, bocciando di fatto la campagna acquisti di Sogliano, è sbagliato e tendenzioso. Di più: mina dalle fondamenta la compattezza dell’ambiente che, invece, è uno dei principali capisaldi che ci porteranno (speriamo) a salvarci.
Perché a Verona si è creato sempre questo dualismo (società contro tecnico o meglio ancora, presidente contro tecnico?). E’ stata questa una costante soprattutto dell’era Pastorello e non dico che sia sempre stato giusto. I primi problemi si crearono tra Prandelli e il vicentino. E poi con ognuno dei tecnici di personalità che si avvicendarono a Verona. Prima con Malesani e poi con Ficcadenti (quest’ultimo poi in guerra con Cannella, per chi volevate “tifare”?).
Ho detto che non sempre è stato giusto. Anzi: questo non ha fatto il bene del Verona. Queste due fazioni (io ho spesso tifato per i tecnici) si affrontavano dimenticandosi del bene comune, cioè l’Hellas, più felici di avere ragione o torto su specifici argomenti che dei risultati della squadra. Successe, a mio avviso, soprattutto perchè avevamo la sensazione (poi corroborata dai fatti) che Pastorello agisse più “pro domo sua” che per la causa comune (ripeto, l’Hellas Verona). A quel punto ci siamo aggrappati agli allenatori quasi per una necessità fisica. Allenatori che talvolta si erano anche “allargati” per coprire le falle societarie, prendendosi ruoli e responsabilità che normalmente non avrebbero dovuto avere. Dico adesso: meno male, perchè chissà dove saremmo finiti altrimenti.
E’ un po’ quello che è successo con Mandorlini in Lega Pro. Senza quell’assunzione straordinaria di responsabilità, il Verona non sarebbe salito di categoria. Oggi, lo sappiamo, lo scenario è cambiato. C’è stato un momento “storico” secondo me, che ci ha fatto capire che non era più il caso di pensare con la solita categoria mentale: è stata la gara con il Modena della scorsa stagione. Ricordate? Si parlava di un possibile esonero di Mandorlini, si diceva che la società, Sogliano e Setti non ne potessero più. Beh, per esperienza passata (Cannella con Ficcadenti, indegna gara con il Mantova) so che se Sogliano avesse voluto “distruggere” Mandorlini dall’interno lo avrebbe potuto fare proprio in quel momento. Invece la società si mise al fianco del proprio allenatore, non cambiò e fu premiata alla fine, a dispetto di tanti che invece presero strade diverse.
Continuo a pensare che poi la società ha fatto benissimo a prendersi la pausa di riflessione di fine anno prima di confermare Mandorlini. E’ una scelta che ha rafforzato tantissimo a mio avviso Andrea, che non a caso, oggi vedo molto più calmo, molto più disteso e molto più “dentro” il progetto Verona di quanto fosse stato in precedenza. Oggi Mandorlini è una “scelta” di Sogliano. L’anno scorso no. Coerentemente Sogliano ha voluto chiarire con Mandorlini ogni aspetto prima di affrontare un campionato duro come la serie A.
Significa che è sparita la dialettica? Non credo. Sogliano si confronta con Mandorlini più di quanto possiate immaginare. Ma, mai ha detto a Mandorlini chi far giocare o imposto la formazione. I due parlano di atteggiamento, di allenamenti, di gestione. Ma mai delle scelte domenicali. Da questo punto di vista Mandorlini sceglie quello che lui ritiene il meglio in quel momento per il Verona. E a questo punto dico che anche noi dobbiamo fidarci. Cioè ci dobbiamo fidare dell’uomo che ha conquistato due promozioni. Che ha fatto la miglior partenza di sempre in serie A dopo Bagnoli. Che ha creato un gruppo e un’identità. Se ritiene Iturbe ancora acerbo, Bianchetti meglio di Gonzalez, Hallfredsson insostituibile lo fa a ragion veduta. Mandorlini non è uno scemo sprovveduto. Ha fatto giocare i giovani quando erano pronti (Jorginho, Tachtsidis), ha messo in campo da subito uno come Romulo che non a caso è il migliore del Verona in questo avvio di torneo.
Arriverà anche il momento di Iturbe, di Marques, di Gonzalez, di Cirigliano (sempre undici ne deve far giocare, comunque, ricordatevelo). Ma stavolta, con una società che pensa più al Verona che a se stessa, non commettiamo l’errore di disgregare l’ambiente. Non ha senso. Uniti si vince. Non è solo uno slogan. (Quando lo dico, penso al tifo di domenica intorno al 35′ del secondo tempo, con l’Hellas in grave difficoltà… Capito?)
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