Ci stupiamo? E di cosa? Dopo Massa da Imperia, dopo anni di fango e accuse di ogni tipo, persino una ridicola multa “per cori contro il nostro allenatore”, dopo che Verona era un laboratorio per la loro giustizia, non c’è da stupirsi. Certo, non ci possiamo non indignare. Perché questa città ha sempre accettato di fare il mea culpa quando ha sbagliato. Nessuno si sognò di dire una parola quando ci furono i cori contro Morosini. Anche se fu un’idiozia di pochi imbecilli. Anche se nessuno ascoltò i cori contro le foibe dei livornesi. La stessa società in quel momento, abbassò la testa, non fece ricorso. Accettò, giustamente la punizione. Ma come fai a non gridare allo scandalo dopo la gara contro il Napoli? Chi ha sentito i cori razzisti? Quando? Perché? Come?
Tre zelanti e smentiti dai fatti, dalle registrazioni, commissari di campo (ma chi sono? Quanto li pagano?) arrivano qui e scrivono il falso. Scrivono ciò che neppure il questore Gagliardi, uomo di legge, ha sentito. Al termine di una domenica perfetta sotto il punto di vista dell’ordine pubblico, apprendiamo che i veronesi hanno fatto cori razzisti contro Armero. Sentiti da tre persone. Tre. Dici: vabbè, ma sicuramente dopo il ricorso, portando prove oggettive, portando testimonianze, video, registrazioni audio, la multa sarà tolta e la diffida evaporerà. Invece no: no perché questo calcio che ormai non ha più né capo né coda decide di non smentirsi. O meglio: di non smentirsi quando la controparte è il Verona.
L’Hellas non è la Roma, la Juventus, il Napoli, l’Inter e il Milan. Non ha quella forza “politica”. Non può ribaltare le sentenze, anche se ha tutta la ragione dalla sua parte. Il gioco che questa gente sta facendo ha vanificato in un istante quanto di buono è stato fatto in questi mesi, un lavoro continuo, incessante di educazione e di dialogo. Con risultati eccezionali, mai raggiunti prima.
Un gioco al massacro senza senso. O magari un senso c’è. Forse dà fastidio il Verona che sale così in alto in classifica seguito da migliaia di tifosi ogni domenica, sostenuto lealmente e correttamente ogni domenica in ogni stadio d’Italia. Senza forse: dà fastidio. Tanto, tantissimo. E questo è il loro modo di abbatterci. Prima che sia troppo tardi. Non si sa mai che “rubiamo” un posto in Europa a chi adesso l’Europa se la sogna.
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