Il tritacarne delle tre gare in una settimana non ci ha permesso di parlare a sufficienza della gara casalinga contro il Genoa, dove Mandorlini ha fatto un turn over spinto, ma soprattutto ha cambiato modulo, passando dal 4-3-3 al 3-5-2. Pur sapendo di andare contro al “comune sentire” vorrei andare stavolta controcorrente: nel primo tempo di quella partita ci sono stati tanti segnali confortanti che a mio avviso non andrebbero dispersi e accantonati. I due esterni, per esempio, hanno spinto come poche volte succede col 4-3-3, mentre i centrocampisti si sono inseriti con frequenza. La gara è stata molto divertente e giocata a viso aperto. Non tutto ha funzionato alla perfezione. Ma non è stato solo per colpa del modulo. Marquez avrebbe perso quella palla anche col 4-3-3 (anzi è stato proprio così, perché avevamo già cambiato…), mentre il primo gol è arrivato per meriti dell’avversario e una non perfetta posizione di due centrali. A parte questo, il Verona ha divertito e attaccato. Il cambio di modulo, così ha spiegato Mandorlini, è stato voluto per far giocare Saviola. Anzi: per mettere Saviola nelle migliori condizioni. Il tecnico non lo ritiene un esterno (o meglio: non un esterno per il “suo” 4-3-3) ed allora ha di fatto creato questo “upgrade” del suo modulo. Credo che sia un’evoluzione necessaria anche al bravissimo Mandorlini. Il quale, necessariamente in serie A, si deve confrontare con tecnici che lo studiano e ormai sanno a memoria i suoi passi. Credo che nel bagaglio di un bravo allenatore ci debba essere anche la duttilità tattica, posto che rispetto molto professionalmente Mandorlini che ha sempre saputo dare idee chiare e concetti precisi alla sua squadra, anche a costo di apparire poco flessibile. Ritengo, però, che la sfida di Mandorlini in questo campionato sia proprio questa. Riuscire a giocare con un modulo diverso dal 4-3-3, primo per mettere nelle condizioni migliori alcuni giocatori (pensate a due esterni come Brivio e Sala, quando starà bene…) e poi per sorprendere gli avversari. Poi certo, a fare la differenza è più l’atteggiamento, l’applicazione dei giocatori e se ci pensate abbiamo visto grandissime partite col 4-3-3 che non va assolutamente abiurato. Ma questo 3-5-2 va riproposto, magari con un’intera settimana a disposizione per prepararlo meglio e magari con un po’ più di titolari in campo.
Gianluca Vighini
Gianluca Vighini inizia giovanissimo a perseguire la sua grande passione: il giornalismo. Già a 16 anni collabora con Tele Valpolicella dove si occupa di sport e conduce varie trasmissioni sportive.
Dopo la maturità classica si iscrive a Scienze politiche e inizia a collaborare con il Gazzettino e la Gazzetta dello Sport. A 21 anni, dopo essere diventato giornalista pubblicista, viene assunto dal gruppo Telenuovo dove inizialmente è redattore al settimanale Nuovo Veronese. Qui cura le pagine sportive e di cronaca bianca. Nel 1987 inizia anche a collaborare con la televisione. Nel 1988 entra nella redazione di Telenuovo dove diventa giornalista professionista a 25 anni. Si occupa di cronaca nera seguendo, tra l’altro, il rapimento di Patrizia Tacchella.
Nel 1991 partecipa alla nascita del Nuovo Veronese quotidiano di cui diventa il responsabile delle pagine sportive seguendo come inviato l’Hellas Verona.
Nel 1998 diventa caporedattore di RTL Venezia, costola regionale di RTL 102.5. Dopo una breve esperienza a Roma dove dirige le pagine sportive di Liberazione, torna a Telenuovo dove inizia a condurre varie trasmissioni sportive e in coppia con Luca Fioravanti, vara il tg sportivo Tg Gialloblu. Su indicazione dell’azienda fonda anche Tggialloblu.it, il primo sito sportivo veronese.
Dirige e conduce la popolare trasmissione Alé Verona e ha ideato la trasmissione Supermercato. Da aprile 2021 è il direttore delle testate online di Telenuovo.
E’ anche un grande appassionato di cucina.
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