E improvvisamente tutto ha una logica. E forse non è un caso. Forse a Udine il Verona, superando la crisi, ha trovato il bandolo della matassa, quello che si era smarrito da tanto, troppo tempo. Pur in emergenza, Mandorlini ha dato la sensazione di aver finalmente plasmato il vestito giusto per questa squadra.
Preso atto che con questi giocatori il 4-3-3 non è possibile, il mister ha lavorato di cesello, ha sistemato la difesa, ha soprattutto dato un senso al centrocampo, ha messo i terzini alti, ha dato la carica giusta. La gara era un crinale, e se non siamo ipocriti lo dobbiamo dire. Non so cosa sarebbe successo se il Verona avesse perso. Ma nessuno in casa del Verona ha mai fatto trapelare uno spiffero su un possibile cambio di panchina. Questo va ascritto come merito ad una società che segue con coerenza il suo modo di fare calcio. Se c’è una difficoltà si affronta tutti assieme. E le parole di Setti pronunciate giovedì (“Mandorlini saprà tirarci fuori da questo momento”) segnano un momento diverso che spero che ora tutti abbiano recepito.
In una società calcistica ci sono momenti duri perchè il risultato condiziona il lavoro e perchè le idee sono diverse. A Verona poi si creano continue fazioni. Pro e contro Mandorlini pro e contro la società. E spesso ci dimentichiamo l’unica cosa che conta. La squadra, il Verona, la nostra Scala, un piccolo-grande simbolo che ci appartiene e che nessuno mai ci ruberà.
La gara con l’Udinese ha banalizzato d’incanto anche l’argomento di chi continua a sostenere che questa squadra è scarsa. Non è vero. Come abbiamo spesso ripetuto è una squadra con caratteristiche diverse rispetto a quella della scorsa stagione, ma non più debole. Alla giornata numero 14 abbiamo scoperto Rodriguez e oggi abbiamo anche scoperto che Lazaros è un ottimo giocatore. Così anche il ricordo di Romulo si è fatto meno intenso. E ci mancano ancora Obbadi, Sala, Ionita, Jankovic e Gomez e Rafael, gli ultimi a marcare visita. Vivaddio, come si fa a dire che con tutte queste alternative il Verona è scarso?
Smentiti anche quanti “gufavano” Luca Toni. Gufi che già l’anno scorso erano stati clamorosamente smentiti, definendo questro straordinario giocatore “bollito” troppo prematuramente. Non contenti ci hanno riprovato quest’anno. Intanto Toni ha raggiunto quota 5 in classifica marcatori, prendendo due traverse e sbagliando un rigore. Ma soprattutto ha preso per mano la squadra come fa un vero capitano e un vero leader. Inossidabile e prezioso per l’Hellas, Toni è un giocatore leale, amato dai compagni vecchi e giovani e stimato da Mandorlini. Faccio una previsione. Dopo il gol che ha segnato oggi, non smetterà neanche alla fine di questa stagione…
Si apre ora la settimana del derby. Come abbiamo verificato l’anno scorso questa è diventata una gara importante per l’Hellas. Non per la mia generazione che ha vissuto epicamente altre sfide, ma credo ci sia una generazione, quella che io chiamo la “Generazione C”, cioè i ragazzi che scelsero romanticamente di tifare Verona anche nel nostro momento più brutto e più basso della nostra centenaria storia, che sentono immensamente questa gara contro la squadra di Campedelli, l’uomo che ha cercato, invano, di copiare simboli e colori del Vecchio Verona. Mi auguro che la società e Mandorlini, come fecero l’anno scorso al ritorno, vogliano nutrirsi questa settimana della passione infinita del popolo gialloblù. Un allenamento al Bentegodi a porte aperte avrebbe effetto benefico sui ragazzi che domenica giocheranno questa gara. Aprite le porte che passano…
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