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SETTI NON E’ SETTORELLO, MA SOLO PRESUNTUOSO

E’ evidente alla maggioranza (non a tutti evidentemente, ma ci sta) che il Verona stia viaggiando diritto verso la serie B. Un fallimento sportivo che ha evidentemente come principale responsabile il presidente Setti. La speranza è di evitarlo, ma comunque andrà questa stagione, Setti ha compiuto una serie di errori che rischiano di minare fortemente la società scaligera.

In molti mi chiedono se Setti sia il nuovo Pastorello. Parto dall’esprimere subito la mia opinione. No, Setti non è Pastorello. Sono diverse le circostanze e le premesse. Pastorello non era un imprenditore era un uomo di calcio che grazie all’amicizia, forse appoggio, di Tanzi (c’è un’indagine in corso) acquisì il Verona e poi lo gestì. Il problema principale di Pastorello era il conflitto d’interessi con la società dei figli (ma evidentemente riconducibile allo stesso Pastorello) che faceva affari con il Verona e che creava problemi di varia natura, anche nello spogliatoio. Questo rapporto incestuoso, unito al crollo della Parmalat, portò il Verona ad un passo dal fallimento.

Setti non è un uomo di calcio. E’ proprietario di una piccola azienda nel modenese e per vari motivi (visibilità, passione, eccetera) è interessato al mondo del calcio. Dopo essere stato nel Bologna, è arrivato a Verona. Il suo merito maggiore è avere compreso l’importanza dell’Hellas Verona nel panorama calcistico italiano. Per una manciata di milioni ha rilevato la società da Martinelli, intuendone le potenzialità sia a livello di immagine sia a livello di pubblico. Non è poco se pensiamo che per Verona e per molti veronesi, l’Hellas è stato un impiccio se non un problema da togliere di mezzo attraverso un’improbabile fusione con il Chievo.

Il secondo merito di Setti è aver capito che il Verona aveva bisogno di una struttura societaria. Ha quindi affidato a dei professionisti questa struttura, dividendone ruoli e competenze. Non è casuale che nei primi tre anni della sua gestione, questo abbia portato a importanti risultati.

Improvvisamente però, e forse per presunzione, Setti ha deciso di cambiare questa rotta vincente. Ha chiaramente appoggiato una parte di quella struttura societaria (individuabile nel direttore generale Gardini) pensando di poter fare a meno dell’altra (Sogliano) che era quella che richiedeva maggiore autonomia. Forse il presidente ha pensato di poter andare avanti con le proprie gambe, forse ha ritenuto il lavoro di Sogliano meno importante di quello che era, di certo ha sbagliato, visto lo stato penoso in cui versa la squadra.

L’ultimo errore, sempre di presunzione, riguarda l’analisi di questa terribile debacle. Setti invece di ammettere (anche in cuor suo, non serve farlo in pubblico) di aver commesso degli errori, accetta l’alibi (che è dei perdenti) che tutta questa situazione sia figlia della sfortuna e degli infortuni. E’ appunto un alibi che serve ai vari protagonisti a non prendersi le responsabilità del caso. Setti dovrebbe capirlo, invece offre lui stesso il fianco andando a dire le stesse medesime cose che altri in società gli vanno ripetendo.

Non solo: con un’azione ai limiti dell’ortodossia calcistica, Setti ha parlato anche male di Sogliano e del suo lavoro. Ciò è stato veramente sbagliato e ingeneroso per un evidente motivo: quel Verona è stato il migliore dall’era Bagnoli e questo, nel calcio è l’unico dato non opinabile. Il presidente poteva francamente risparmiarsi questa inelegante dialettica e rispettare il lavoro di Sogliano che fino ad oggi, invece si è comportato come un Lord inglese, non sparando mai sul Verona, cioè la Croce Rossa, per rispetto sia di Setti, ma soprattutto dell'”istituzione Hellas” a cui si sente molto legato. Sogliano si è comportato davvero come un grande dirigente, anche se si starà morsicando la lingua in questo momento. Setti no. Setti è apparso provinciale e confuso.

Un giorno Setti ci spiegherà perché abbia deciso di cambiare il suo management, senza neanche avere tentato di mantenere quell’assetto. Le argomentazioni usate fino ad oggi ed espresse in evidente stato di sovraeccitazione (forse dovuta al fatto che nemmeno Setti ne è proprio convinto…), francamente non reggono. Appaiono solo vuoti pretesti, proprio perchè si scontrano con i risultati degli ultimi tre anni.

Invece di farsi tirare la giacchetta Setti doveva rimettere tutti al loro posto. Gardini, che doveva continuare a fare quello che sa fare meglio (il direttore generale) e Sogliano che doveva continuare a fare il direttore sportivo (magari con un budget rivisto e corretto, ma questo non era il problema, ve lo assicuro io).

Lo deve ai tifosi del Verona che non sono “tifosi normali” (cit). Ecco, questo è un altro punto che il presidente deve capire prima di ogni altra cosa. Il Verona esiste e continuerà esistere proprio per questi tifosi. Avere la spocchia di insegnare loro cosa devono fare è un altro errore che può fare molto male a questa società.

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