Credo di essere stato il primo (era il ’94 o giù di lì…) a Verona a dire pubblicamente che non si può tifare per una squadra o per l’altra. In molti ritenevano sbagliata questa cosa. C’era chi voleva cavalcare una vittoria e l’altra delle due squadre, saltellando di qua e di là. Probabilmente c’era chi pregustava una gran scorpacciata salendo sempre sul classico carro dei vincitori. Una scelta all'”italiana” che elimina direttamente alla radice un problema: la sconfitta. La sconfitta è connaturata allo sport. Solo attraverso le sconfitte si assaporano maggiormente le vittorie. Tifare solo per chi vince è una deviazione. Meglio andare in serie C, sognando un giorno di tornare a vincere uno scudetto che cambiare squadra solo per la “simpatia”. Sento in questi giorni che molti tifosi del Chievo rifiutano sdegnosamente l’ipotesi di “fusione” che qualche deluso del Verona avanza. E hanno ragione. Hanno ragione perchè anche da parte del Chievo s’è capito che non si può tifare per due squadre. E non appena ci sono state delle persone, dei ragazzi, degli appassionati, che per un motivo o per l’altro sono diventati tifosi del Chievo, anche loro hanno iniziato a ragionare in questa maniera. Differente l’atteggiamento di chi va allo stadio per “vedere uno spettacolo”. Questa categoria di persone, affatto piccola, potrebbe indifferentemente recarsi al circo o al cinema. Ma il calcio, sappiamo essere uno sport, coinvolgente al punto da non farci dormire la notte. Premesso questo e detto da tempo che io tengo per l’Hellas Verona, scavalcando in questo modo l’ipocrisia di chi fa finta di essere un po’ qua e un po’ là, posso tranquillamente affermare, come ho sempre fatto, che il Chievo è una grande società, che ammiro molto Campedelli, che vorrei trasferire questa straordinaria organizzazione sulla sponda Hellas. Il fatto di essere “tifoso” del Verona, dunque, non mi impedisce affatto di riconoscere al Chievo tutte le sue qualità. Come, dal’altro canto, non mi ha mai impedito di raccontare, scrivere e descrivere tutte le magagne di casa Hellas. Questo credo sia la cosa più importante da far capire al nostro pubblico. Onestà massima (fino a dichiarare la nostra fede calcistica), intellettuale e professionale quando si tratta di raccontare i fatti.
Gianluca Vighini
Gianluca Vighini inizia giovanissimo a perseguire la sua grande passione: il giornalismo. Già a 16 anni collabora con Tele Valpolicella dove si occupa di sport e conduce varie trasmissioni sportive.
Dopo la maturità classica si iscrive a Scienze politiche e inizia a collaborare con il Gazzettino e la Gazzetta dello Sport. A 21 anni, dopo essere diventato giornalista pubblicista, viene assunto dal gruppo Telenuovo dove inizialmente è redattore al settimanale Nuovo Veronese. Qui cura le pagine sportive e di cronaca bianca. Nel 1987 inizia anche a collaborare con la televisione. Nel 1988 entra nella redazione di Telenuovo dove diventa giornalista professionista a 25 anni. Si occupa di cronaca nera seguendo, tra l’altro, il rapimento di Patrizia Tacchella.
Nel 1991 partecipa alla nascita del Nuovo Veronese quotidiano di cui diventa il responsabile delle pagine sportive seguendo come inviato l’Hellas Verona.
Nel 1998 diventa caporedattore di RTL Venezia, costola regionale di RTL 102.5. Dopo una breve esperienza a Roma dove dirige le pagine sportive di Liberazione, torna a Telenuovo dove inizia a condurre varie trasmissioni sportive e in coppia con Luca Fioravanti, vara il tg sportivo Tg Gialloblu. Su indicazione dell’azienda fonda anche Tggialloblu.it, il primo sito sportivo veronese.
Dirige e conduce la popolare trasmissione Alé Verona e ha ideato la trasmissione Supermercato. Da aprile 2021 è il direttore delle testate online di Telenuovo.
E’ anche un grande appassionato di cucina.
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