Non sempre 2 più 2 nel calcio fa quattro. Ma so per certo che quando si fanno le cose per bene, quando le scelte sono figlie di un’idea e non di compiacenza, quando lavori in profondità, i risultati arrivano.
Pecchia è un lavoratore e Fusco un ds onesto che ama il calcio e non gli affari. Il frutto è questo Verona. Certo a Benevento 2 più 2 ha fatto zero, ma quella sconfitta ha fatto bene alla squadra scaligera. Questa settimana, ne sono certo, non è stata facile a Peschiera. Qualche missile d’avvertimento era arrivato: come sempre quando si fa una rivoluzione c’è chi lavora per la restaurazione e il Verona non sfugge a queste regola.
Ma Fusco e Pecchia hanno continuato diritto per la loro strada, convinti della bontà del lavoro fatto e che non si può buttare via il bimbo con l’acqua sporca.
Con l’Avellino s’è ristabilita la normalità. E cioè che il Verona è una grande squadra (in B) e che il progetto di Pecchia è ambizioso quanto bello. Quindi avanti così, senza dimenticare però la lezione.
Il Verona è così esageratamente bello e forte in alcuni frangenti della partita che sembra assoluto padrone del destino suo e degli avversari. Questo porta l’analisi sempre e solo sui meriti e demeriti dei gialloblù. Mi spiego meglio: oggi Pecchia ha detto che ci sono anche gli avversari, ed è vero. Il fatto è che quando il Verona mulina gioco pare non essercene per nessuno. Ecco perchè sembrano inspiegabili quelle pause, come se questa squadra volesse talvolta giocare ad handicap per avere un po’ di gusto.
Così a Salerno ha fatto segnare la Salernitana e a Benevento è rimasta in dieci. Oggi, invece, ha scelto di essere ripresa dall’Avellino, tranne poi chiudere la pratica in due accelerate. Questo è un limite. Il Verona deve avere la personalità di asfaltare l’avversario, di continuare sempre a giocare, perchè questo sta scritto nel proprio dna. Ma, dico davvero, è proprio cercare il pelo nell’uovo, in mancanza di altri argomenti…
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