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IL RISCHIO DI GIOCARE CON IL FUOCO

Purtroppo il calcio non perdona. Non puoi sbagliare valutazione. Se lo fai, prima o poi paghi dazio. Il male del Verona è che non ha rafforzato alla squadra a gennaio. Si poteva fare, non si è voluto fare. La valutazione da non sbagliare era quella. Lo avevamo chiesto in ginocchio a Setti, Fusco, Pecchia. Chiudetevi in una stanza, tra di voi non raccontatevi frottole, dite la verità, avevamo scritto.

La valutazione che era emersa l’ha spiegata Fusco in quella conferenza stampa. Il miglior acquisto del Verona è la continuità, disse. E ancora: Gomez è il miglior acquisto di gennaio. E via di questo passo. Filippo è un gran signore e continuo a stimarlo. Ne ha azzeccate molte, ma questa volta mi dà l’idea che se l’è un po’ suonata un po’ cantata. Siccome Setti non ha aperto il portafoglio, lui è stato più realista del re. E invece di vedere le nudità (del re) ha fatto finta che sua maestà fosse ancora vestito. Lo fanno i sudditi, non le persone intelligenti e di personalità. Nella vita, per come la vedo io,  è meglio essere un rompicoglioni che un signorsì. Purtroppo a chi ha in mano il potere (e il portafoglio) non sempre queste figure piacciono. Preferiscono circondarsi di stupidi camerieri a cui, peraltro, scaricano la colpa quando le cose non funzionano.

Purtroppo non era così. L’ottimo lavoro di giugno (cessione di TUTTE le possibili plusvalenze e rivalutazione di ciò che era rimasto) aveva necessità di un serio mercato a gennaio. Le crepe che la squadra dopo Spezia ha evidenziato si sono allargate fino a diventare voragini. Al netto di sfiga (ce l’hanno tutti, mica solo noi) e di arbitri (giusto lo sfogo dopo Benevento), il Verona di Pecchia si è involuto sempre di più fino a diventare una massa informe, senza capo né coda. Cioè quel “mostro” sceso in campo ad Avellino. Una squadra che crea ma che non segna. Che senza Pazzini è persa. Che non ha ricambi sulle fasce. Che ha limiti INDIVIDUALI pazzeschi in difesa.

Fusco che è grande amico di Pecchia, in realtà non ha fatto il suo bene. Il mister, che pure ha avvallato tutte le scelte della società, è costretto a cambiare, cambiare, cambiare e alla fine ha smarrito la via. Il bel Verona che aveva come principale obiettivo quello di giocare bene, vincere e convincere, è un nomade senza patria, senza guida, errante e smarrito.

In più, per caratteristica cercata e voluta, questa è una squadra da fioretto, a cui non puoi chiedere di imbracciare la clava. Una squadra che quando prende una mazzata in testa non sa più cosa fare, come ritrovarsi. E oggi non c’è più nemmeno l’appiglio della retorica: “In fondo siamo primi”. Non lo siamo più e il contraccolpo sarà durissimo da assorbire. Oggi è il momento più duro del nostro campionato, mentre la gara con la Spal al Bentegodi sarà già uno spartiacque. Ora è tempo di vedere chi sono gli uomini veri e di che pasta è fatta questa squadra. Il bonus è finito.

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