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PAZZINI C’E’. E GLI ALTRI?

La prima cosa che voglio dire è che io non credevo a Pazzini. Quando Setti mi disse a maggio che lo avrebbe tenuto mi vennero i brividi. Pensavo che fosse finito, che le sue ginocchia martoriate non tenessero, che fosse insomma il primo mattone di una casa destinata a franare. Dico questo per fugare i dubbi su presunte ruffianerie nei suoi confronti e anche per chierdergli un po’ scusa, semmai a lui fregasse qualcosa di cosa pensassi io.

Oggi ho sentito Pazzini parlare nel momento più difficile del campionato del Verona, l’ho sentito dopo aver visto, come tutti voi, quello che ha fatto in campo e anche cosa (non) ha combinato il Verona quando lui mancava.

Meno male che Pazzini c’è. Lo dico chiaro e tondo, smentendo in questa sede, anche un altro mio post precedente: il Verona non è Pazzini-dipendente. Una speranza forse, che si è squagliata contro la realtà. Il Verona è assolutamente Pazzini-dipendente e senza di lui questa è una squadretta che può prenderle dal Latina (dove peraltro era in campo anche lui) e dall’Avellino.

Pazzini è l’uomo più importante del Verona, lo dicono i numeri, lo dicono i gol, lo dice questo campionato. Ma è importante soprattutto per lo spirito che ha messo in questo torneo e che dovrebbe rappresentare anche un esempio, se non uno stimolo, per i suoi compagni di squadra.

Pazzini potrebbe anche fregarsene, diciamoci la verità, forte del suo quinquennale e del suo passato. Ma chi glielo fa fare di andare a lottare con quattro difensori-scarponi della serie B? Invece è successo proprio il contrario. Pazzini si è così calato in questa realtà che prende botte, s’incazza, protesta, lotta. Nessuno come lui lo fa nel Verona. Ed è un peccato che il nostro bomber resti un esempio isolato, mentre altri compagni, bravissimi ragazzi per carità, a volte vestono il frack come se partecipassero a un festino e non a una partita di calcio.

Guardate solo per un secondo la faccia del “Pazzo” quando gli chiedo se ha parlato ai compagni nello spogliatoio. Il suo sguardo, poi il suo sorriso ironico. Non serviva altro, nè le parole avrebbero avuto la stessa efficacia. Guardatelo bene e pensate a che cosa abbia detto là a Peschiera nel chiuso dello spogliatoio. Pazzo c’è. E gli altri?

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