Conta solo vincere. Nient’altro. E il Verona ha vinto. Contro tutto, contro ogni ingiustizia. Nella settimana più assurda della storia recente, dopo il derby vinto all’ultimo secondo, gli arbitraggi discutibili, la chiusura della Curva Sud, la trasferta di Cesena vietata, il guardalinee di Frosinone, solo i tre punti potevano lavare la sensazione di un gigantesco disegno contro il Verona. Dice bene Pecchia: non consumiamo energie mentali per dare spiegazioni a tutto questo, mettiamole in campo, se noi vinciamo, possono fare quello che vogliono. E’ pur vero, che aver vigilato è servito.
Mettere un avvenimento sotto i riflettori induce ad avere più attenzione. Pensate, ad esempio, se oggi il guardalinee di Frosinone avesse sbagliato, che cosa sarebbe successo. Invece è filato tutto liscio perchè c’era giustamente quell’attenzione che siamo riusciti a creare dopo l’ennesimo torto. Buoni si ma non coglioni…
E ora mancano 180 minuti e tutto è ancora nelle nostre mani. Oggi non si giocherebbero i play-off, vincere con il Carpi potrebbe anche significare serie A matematica. Lascio a voi ogni calcolo possibile, a me piace pensare che questa squadra sia vicinissima all’obiettivo, con tutti i suoi limiti, con tutti i suoi difetti, ma anche con una carica di simpatia che è nei tiri di Bessa, nell’indolenza di Siligardi, nella tenacia di Pazzini, nella durezza di Bruno Zuculini, nell’anarchia di Romulo, nell’agonismo di Pisano, nella determinazione di Souprayen, nei tackle di Zaccagni, nelle sgroppate di Luppi, nelle soluzioni di Fossati, nei sorrisi di Troianello, nella timidezza di Bianchetti, nella rudezza di Caracciolo, nella freschezza di Ferrari, nelle verticalizzazioni di Valoti, nei tuffi di Nicolas, nel ginocchio malandato di Franco Zuculini, nel folle e affascinante progetto tattico di Pecchia e Fusco. Brutta o bella è la nostra squadra, e ora, a due giornate dalla fine, lo è un po’ di più.
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