Iniziamo col dire che una partita così indecente non si vedeva da anni al Bentegodi. Al solito, come succede in queste occasioni, si cercherà il colpevole. Setti, Fusco, Pecchia, Nicolas. Ho esperienza per dirvi che la colpa è di tutti quando succede una cosa del genere. Inutile cercare un capro espiatorio. Era colpa di tutti quando il Verona retrocesse in B all’ultima giornata a Piacenza, era colpa di tutti quando non salimmo in B perdendo in casa con il Portogruaro. E’ colpa di tutti se il Verona di due anni fa è precipitato in B arrivando ultimo.
La verità è che Setti non appare più adeguato a sostenere un impegno come lo è il Verona. Questo lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Questa squadra sarà pure una solida realtà e non un sogno come ha detto il d.o. (direttore operativo) Barresi al collega Fontana del Corriere di Verona, ma non è adeguata alla serie A. E’ una specie di gioco d’azzardo dove il banco vince sempre o quasi. Ma se il mercato ci ha dato questo, il resto ce lo hanno messo Pecchia e i giocatori. Scarsi va bene, ci può anche stare. Indolenti, incapaci di reagire, abulici, disastrati, senza orgoglio, no, non ci sta.
Ci sono squadre mediocri che si sono salvate con altre armi. Questo Verona è invece figlio di ragionamenti presuntuosi e poco aderente alla realtà di un campionato duro come la serie A. Se non si cambierà pensiero l’impressione è che si vada incontro ad una disfatta memorabile.
Inutile chiedere ai tifosi sostegno quando poi dal campo partono segnali di queste proporzioni. Possiamo stare uniti attorno ad una formazione che abbia cuore non ad uno zombie putrescente.
Pecchia si è messo a petto in fuori a prendersi le colpe. Un atteggiamento che gli fa onore ma che serve a poco se dietro alle parole non si vede un po’ di lavoro. Il suo Verona continua ad offrire gli stessi difetti mentre i pregi proprio non si intravvedono neanche più. Se l’anno scorso in serie B per la prima parte della stagione il Verona aveva un’identità (palla a terra, geometrie, riconquista del pallone nella metà campo) oggi tutto questo è diventato solo un ricordo pallidissimo. Il Verona non è muscolare ma non è neanche tecnico, aspetta l’avversario ma non sa ripartire, non lavora con gli esterni e non c’è un inserimento di un centrocampista. Nicolas è solo l’ultimo anello di una catena che dal punto di vista tattico è un disastro. Non si riesce mai ad assorbire una ripartenza di un avversario. Ogni calcio piazzato è una specie di salita al Monte Calvario, il lancio in mezzo ai due centrali una sentenza di gol. Intensità e ritmo sono rari come il Gronchi rosa.
Insomma questo Verona è una squadra che vorrebbe “essere” ma che non ha le doti per “esserlo”. E neppure però la capacità di poter cambiare, perchè il mercato ha portato un 17 enne talentuoso e un coreano che prima di dicembre non sarà inserito a meno di non buttarlo allo sbaraglio.
Il guazzabuglio è veramente preoccupante e riporta direttamente a Setti e alla sua incapacità di agire sul mercato per strutturare nuovamente il Verona dopo gli errori gestionali del passato. Comunque la si mette, ci aspettano tempi duri. L’unica piccola buona notizia è che siamo appena alla terza giornata. E i conti si fanno alla fine. Ecco, speriamo solo che non sia troppo tardi.
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