Era stato lui a portarmi a Telenuovo nel 1986. “Io non mi sbaglio mai su un giornalista” diceva. Ed infatti in tanti a Verona gli dobbiamo la carriera. Germano Mosconi era un formidabile talent-scout, uno nato per fare questo mestiere.
Era un adorabile conversatore, un intrattenitore, un barzellettiere, ma soprattutto era un grande cronista. Per me era anche qualcosa in più. L’ho mandato a quel paese più di una volta, giovane e irruente, mentre lui cercava di calmarmi e di farmi capire come andavano le cose della vita.
Bastava una sua battuta per farmi tornare il sorriso. Potrei raccontarvi mille aneddoti sul “Germa”. Come quando Uzzo, latitante e con un mandato di cattura sul groppone, lo chiamò in un pomeriggio agostano dalla sua barca in Sardegna, forse ignaro di essere inseguito dalla giustizia. Germano sbiancò in volto, ma poi riuscì a gestire la situazione da par suo.
Germano passava la giornata in redazione.
Un lavoratore instancabile, capace di macinare pagine su pagine di giornale, di scrivere centinaia di righe, di dirigere un telegiornale, fino a tarda notte, sempre con la sua sigaretta accesa e mille telefoni che squillavano.
Giocava a tennis e poi si era innamorato del golf. Per anni era stato il numero uno dei giornalisti sportivi veronesi, improvvisamente divenuto famosissimo per quei video in fuorionda che lo avevano reso una star della rete. Lorenzo Roata, anche lui a Telenuovo, disse la cosa più giusta su quella faccenda. Visti così e montati così quei video davano l’idea di un uomo che aveva passato la vita a imprecare. In realtà Germano era un uomo buono e che non aveva nemici. L’ho sentito una settimana fa per annunciargli che rimandavamo in onda la sua fantastica trasmissione la “Leggenda del Verona”. Mi ha ringraziato, mi ha fatto i complimenti, c’eravamo dati appuntamento a quando sarebbe stato meglio. Da oggi, senza di lui, sono molto più solo.
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